In bilico tra l’offensiva militare russa e un’intensa attività diplomatica la guerra in Ucraina entra in una nuova fase di tensione estrema. L’incontro tra il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e l’ex presidente statunitense Donald Trump a Mar-a-Lago, inizialmente previsto le 21, è stato anticipato alle 19 (ore italiane). Un faccia a faccia considerato cruciale per comprendere se esistano margini reali per rilanciare un percorso negoziale. Sullo sfondo, però, continuano gli scontri sul campo e si inaspriscono le dichiarazioni di Mosca.
Dal Cremlino, il ministro degli Esteri Sergej Lavrov ha lanciato un duro avvertimento all’Europa. In un’intervista alla Tass ha accusato quello che definisce il “partito della guerra europeo” di essere pronto ad andare fino in fondo nel confronto con la Russia, citando apertamente leader come Ursula von der Leyen, Friedrich Merz, Keir Starmer ed Emmanuel Macron. Secondo Lavrov, l’eventuale invio di truppe europee in Ucraina le renderebbe “obiettivi legittimi”. Parole accompagnate dalla minaccia di una “risposta schiacciante” nel caso di un attacco diretto europeo, anche se lo stesso ministro ha poi precisato di non vedere motivi per temere un’aggressione russa contro altri Paesi.
Prima di volare in Florida, il presidente ucraino ha avuto una telefonata con i leader dell’Unione europea e ha ribadito che la ricostruzione del Paese richiederà investimenti enormi, stimati tra i 700 e gli 800 miliardi di dollari. Un tema che si intreccia con la tenuta interna del Paese, scossa da un nuovo scandalo di corruzione che coinvolgerebbe alcuni deputati e che rischia di indebolire ulteriormente il fronte politico a Kiev.
Dall’Italia, il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani ha confermato il sostegno a Kiev “da tutti i punti di vista”, politico, economico e militare, incluso l’invio di materiale per la ricostruzione della rete energetica, alla vigilia del Consiglio dei ministri chiamato a rinnovare gli aiuti per il prossimo anno.
A rendere il quadro ancora più complesso è il calendario diplomatico parallelo in Medio Oriente. Domani Benjamin Netanyahu incontrerà Trump negli Stati Uniti per discutere la seconda fase del piano su Gaza, segno di un’agenda internazionale fitta che vede Washington al centro di più crisi simultanee.
Mentre la diplomazia prova a muoversi, la situazione sul terreno resta drammatica. Nella notte la Russia ha lanciato un massiccio attacco con droni sulla regione di Dnipropetrovsk. Secondo l’Aeronautica militare ucraina, sono stati impiegati 48 droni, circa 30 dei quali Shahed, e 30 sarebbero stati abbattuti. I raid hanno colpito i distretti di Nikopol e Sinelnyky, danneggiando abitazioni, una scuola, una fattoria e un gasdotto. Non si registrano vittime, ma l’impatto sulle infrastrutture civili è stato pesante.
Colpita anche Odessa, dove oltre cento finestre di edifici residenziali e strutture sociali sono andate in frantumi a seguito di un attacco serale. Alcuni quartieri sono rimasti senza elettricità e il trasporto elettrico è tuttora fuori servizio. A Kherson, secondo le autorità locali citate da RBC-Ucraina, un massiccio attacco con sistemi missilistici ha provocato incendi diffusi e lasciato parte della città al buio. Le verifiche sulle eventuali vittime sono ancora in corso.
Sul fronte energetico, Kiev prova a tamponare l’emergenza. L’operatore pubblico DTEK ha annunciato di aver ripristinato l’elettricità per 748 mila famiglie nella capitale dopo i bombardamenti dei giorni scorsi. Resta però critica la situazione complessiva, con oltre un milione di persone che nei giorni precedenti erano rimaste senza corrente e riscaldamento. Un segnale positivo è arrivato dall’Agenzia internazionale per l’energia atomica, che ha comunicato l’avvio dei lavori di riparazione di una linea elettrica cruciale nei pressi della centrale nucleare di Zaporizhzhia. Il direttore generale Rafael Grossi ha parlato di una “finestra di silenzio” temporanea concordata dalle parti per rafforzare la sicurezza nucleare.



