La guerra in Ucraina entra in una delle sue fasi più delicate mentre la diplomazia accelera verso un possibile punto di svolta. Dopo uno scalo in Canada e un incontro con il primo ministro canadese, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha incontrato in Florida Donald Trump nella residenza di Mar-a-Lago, nel tentativo di imprimere un’accelerazione decisiva ai negoziati di pace. Un appuntamento carico di aspettative, che si è svolto però sotto il segno di una nuova e violenta escalation militare. Zelensky ha ribadito il sostegno ucraino al cessate il fuoco proposto da Trump e la disponibilità a compromessi, chiarendo tuttavia che eventuali elezioni o referendum potranno svolgersi solo in condizioni di piena sicurezza, con cielo sgombro, osservatori internazionali e partecipazione di militari, civili e cittadini all’estero. Restano linee rosse invalicabili sulla sovranità dei territori occupati e sulla centrale nucleare di Zaporizhzhia. In parallelo, nel tardo pomeriggio di ieri si è tenuta una videocall tra Zelensky e i principali leader europei, dal cancelliere tedesco al presidente francese, fino alla premier italiana Giorgia Meloni, insieme ai vertici dell’Unione europea. Secondo Bruxelles, Trump non ha partecipato al collegamento, ma resta centrale il suo faccia a faccia con Zelensky previsto a Mar-a-Lago alle 21 italiane. Il presidente statunitense si è detto ottimista, parlando di “buone possibilità” di accordo, pur definendo il conflitto “la guerra più difficile” da risolvere. Il capo dell’intelligence militare ucraina Kyrylo Budanov ha indicato febbraio come possibile finestra per un accordo di pace, legata a fattori militari ed energetici. Budanov ha aggiunto un dettaglio strategico sullo sforzo bellico russo, sostenendo che il piano di reclutamento 2025 avrebbe già raggiunto quota 403 mila e che per il 2026 Mosca punterebbe a 409 mila, mentre sullo sfondo resta aperto il dossier nucleare tra Washington e Mosca, con l’Aiea che auspica continuità del dialogo e Putin che ha legato un’eventuale estensione dei limiti Start alla reciprocità statunitense.
Tensione europea
In Europa, il premier polacco Donald Tusk ha sostenuto che Zelensky si sarebbe detto aperto a concessioni, ma ha accusato la Russia di continuare a colpire le aree residenziali, mentre i Paesi Bassi hanno chiesto a Mosca di fermare i raid se intende davvero impegnarsi in una diplomazia credibile. Per precauzione, la Polonia ha fatto decollare jet e ha chiuso temporaneamente gli aeroporti di Rzeszow e Lublin, poi riaperti a fine allerta. Alla luce dei bombardamenti su Kiev e delle rivendicazioni contrapposte sul fronte, la distanza tra la diplomazia e una tregua reale appare ancora ampia. Mentre Zelensky e Trump si preparano al loro incontro, la guerra continua a parlare con le armi.
Pesanti raid su Kiev
È in questo contesto diplomatico che nella notte tra venerdì e sabato missili e droni russi hanno colpito la capitale ucraina Kiev, causando almeno una vittima, un uomo di 71 anni, e oltre trenta feriti, tra cui alcuni bambini. Incendi e danni hanno interessato edifici residenziali, dormitori universitari e infrastrutture energetiche, lasciando oltre 2.600 edifici, decine di scuole e circa 320 mila famiglie senza elettricità o riscaldamento, con temperature prossime allo zero. Il ministro dell’Interno ha invitato la popolazione a non lasciare i rifugi. Zelensky ha accusato Mosca di rispondere alle proposte di pace con “shahed e missili Kinzhal”, mentre il ministro degli Esteri Andrii Sybiha ha chiesto nuove sanzioni e un rafforzamento della difesa aerea. Dal lato russo, il sindaco di Mosca ha riferito dell’abbattimento di 26 droni ucraini diretti verso la capitale, mentre il ministero della Difesa ha parlato di 111 velivoli distrutti in tre ore in diverse regioni, con restrizioni temporanee negli aeroporti moscoviti. Le autorità di Belgorod e Kursk hanno inoltre denunciato vittime civili in attacchi attribuiti a Kiev. Mosca ha infine ribadito di controllare Kupiansk, una rivendicazione contestata da Kiev e da diverse analisi occidentali.
Ancora corruzione
A complicare il quadro, un nuovo scandalo di corruzione ha colpito la Rada: l’agenzia anticorruzione NABU ha accusato diversi deputati di aver incassato tangenti in cambio di voti parlamentari. Le perquisizioni negli uffici delle commissioni sono state ostacolate dalle forze di sicurezza, alimentando polemiche nel momento più delicato per l’immagine di Kiev. Sul piano internazionale, l’Agenzia internazionale per l’energia atomica ha espresso fiducia nella prosecuzione del dialogo tra Russia e Stati Uniti sulla sicurezza nucleare, mentre la Corea del Nord ha ribadito la propria alleanza con Mosca. In Europa, persino la neutrale Svizzera ha ammesso di non essere pronta a difendersi da un attacco su vasta scala, segnale di un clima di crescente insicurezza continentale.



