Israele ha lanciato un allarme agli Stati Uniti su attività militari “sospette” condotte dall’Iran, mentre sul terreno continuano tensioni e violenze tra Gaza, Cisgiordania e Libano, in un quadro politico israeliano segnato da crescenti difficoltà interne per il governo di Benjamin Netanyahu. Secondo quanto riportato da Axios, Tel Aviv ha informato Washington che Teheran sta effettuando esercitazioni missilistiche e ricostruendo infrastrutture legate alla produzione di missili balistici. Le manovre, osservate in diverse regioni iraniane, non sarebbero considerate semplici test di routine, ma possibili attività preparatorie a un’offensiva. Le Forze di Difesa israeliane monitorano con attenzione i movimenti del Corpo dei Guardiani della Rivoluzione, temendo un salto di qualità nella minaccia regionale. Da Teheran è arrivata una risposta netta. Il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Esmaeil Baghaei, ha ribadito che il programma missilistico del Paese “non è negoziabile” e ha accusato gli Stati Uniti e i loro alleati di un approccio “contraddittorio”, denunciando il sostegno militare a Israele. Il comandante dell’esercito iraniano, Amir Hatami, ha assicurato che l’Iran è pronto a reagire a qualsiasi azione ostile.
Gaza, tregua e emergenza umanitaria
Nel frattempo la tregua in vigore a Gaza continua a mostrare profonde crepe. Secondo il ministero della Salute dell’enclave, controllato da Hamas, almeno 405 palestinesi sono stati uccisi dagli attacchi israeliani dall’entrata in vigore del cessate il fuoco dello scorso ottobre, mentre i feriti superano quota 1.100. L’esercito israeliano mantiene il controllo di oltre metà della Striscia e continua a colpire nelle aree prossime alla cosiddetta “linea gialla”, spesso frequentate da civili che tentano di rientrare nelle proprie abitazioni o di procurarsi cibo. A destare particolare preoccupazione è la situazione umanitaria. Medici Senza Frontiere ha denunciato che le nuove regole israeliane sulla registrazione delle Ong internazionali, in vigore dal 1 gennaio, potrebbero costringere molte organizzazioni a sospendere le attività, privando centinaia di migliaia di persone di cure mediche essenziali. Con il sistema sanitario di Gaza già devastato, la perdita dell’assistenza indipendente rappresenterebbe, secondo Msf, “un disastro umanitario”. Un quadro complesso che emerge anche dalle parole del cardinale Pierbattista Pizzaballa, rientrato ieri da una visita a Gaza. “La guerra è finita, ma c’è tutto da ricostruire”, ha spiegato, sottolineando come, nonostante l’arrivo di beni e una timida ripresa della vita quotidiana, migliaia di persone vivano ancora in tende, senza scuole né protezioni adeguate dal freddo. Sul piano diplomatico, la Turchia guarda al futuro della tregua. Il ministro degli Esteri Hakan Fidan ha dichiarato che Ankara si aspetta l’avvio della seconda fase dell’accordo su Gaza all’inizio del 2026, con una governance guidata dai palestinesi, dopo i colloqui con Stati Uniti, Qatar ed Egitto.
Cisgiordania e politica interna
Intanto, Israele accelera in Cisgiordania. Il Gabinetto di sicurezza ha approvato l’istituzione di 19 nuovi insediamenti, una decisione che ha suscitato entusiasmo nella destra religiosa e dure critiche internazionali. Le demolizioni di edifici palestinesi a Gerusalemme Est, come quella avviata nel quartiere di Silwan, alimentano accuse di sgomberi forzati sistematici. A complicare ulteriormente il quadro è la politica interna israeliana. Secondo gli ultimi sondaggi, la coalizione di Netanyahu perde consenso, con il Likud in forte calo e l’opposizione a un passo dalla maggioranza alla Knesset. Un segnale che, mentre le tensioni esterne crescono, anche la stabilità politica interna dello Stato ebraico appare sempre più fragile.
Libano, raid e diplomazia
Il clima resta teso anche sul fronte libanese. Ieri un attacco aereo israeliano nei pressi di Sidone ha ucciso almeno tre persone, che l’Idf ha identificato come membri di Hezbollah. Nello stesso contesto, il ministro della Difesa italiano Guido Crosetto ha incontrato il presidente libanese Joseph Aoun, ribadendo il sostegno dell’Italia alla stabilità regionale e alle Forze armate libanesi, oltre a salutare il contingente italiano impegnato nel Paese.



