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Meloni ai contingenti: “La stabilità passa dalla capacità di difesa”

Messaggio dal Comando Operativo di Vertice Interforze ai militari all’estero: il Premier rivendica il ruolo strategico dello strumento militare e respinge letture ideologiche
martedì, 23 Dicembre 2025
2 minuti di lettura

Le Forze armate non sono contrapposte alla pace. Dalla loro credibilità passa la credibilità della nazione”. Un passaggio secco e netto quello di Giorgia Meloni che ieri è intervenuta dal Comando Operativo di Vertice Interforze per rivolgere con un videomessaggio gli auguri ai militari italiani impegnati nelle missioni all’estero. Un intervento, questo, incentrato sul rapporto tra sicurezza, deterrenza e pace, nel contesto internazionale segnato, purtroppo, dal ritorno della guerra come tema centrale del dibattito politico. “La pace è un bene prezioso quando si possiede ed è da ricercare con ogni sforzo quando la si perde”, ha detto il Presidente del Consiglio che ha voluto inoltre ricordare di come questa consapevolezza appartenga in modo particolare a chi “conosce la guerra e deve fronteggiarla”. Da qui il rifiuto di una narrazione che, secondo il Premier, contrappone il pacifismo alle Forze armate: “Non ho mai accettato la contrapposizione tra l’idea del pacifismo e le Forze armate”.

Il Primo Ministro ha collegato il tema della pace alla necessità di garantire sicurezza e difesa in una fase storica definita complessa. “È un tempo nel quale le parole guerra e pace tornano in maniera prepotente nella nostra attualità, diventano dibattito politico, ci fanno interrogare”.

“La pace non arriva spontaneamente”

Secondo Meloni “solo una forza militare credibile allontana la guerra, perché la pace non arriva spontaneamente”. Il Premier ha definito la pace “un equilibrio di potenze” e ha aggiunto che “la debolezza invita l’aggressore, la forza allontana l’aggressore”. Un concetto che ha ricondotto anche al significato della parola deterrenza: “Deriva da ‘incutere timore al punto da distogliere’. Il senso è quello: dissuadere”.

La forza degli eserciti e la loro credibilità sono lo strumento più efficace per combattere le guerre”, ha proseguito Meloni che ha poi precisato che “il dialogo, la diplomazia e le buone intenzioni servono, ma devono poggiare su basi solide”. Basi che, rivolgendosi direttamente ai militari in collegamento, ha indicato nel loro lavoro quotidiano: “Quelle basi solide le costruite voi con il vostro sacrificio, le vostre competenze e il vostro coraggio”.

Nel passaggio successivo, il Presidente del Consiglio ha collegato l’azione militare alla possibilità stessa di perseguire l’obiettivo della pace. “Se noi riusciamo a portare pace, che è l’obiettivo più grande che abbiamo in questo tempo, sarà grazie a voi”, ha aggiunto, riconoscendo il ruolo operativo dei contingenti impegnati nei teatri internazionali.

Contributo italiano

Meloni ha quindi ricordato il contributo dell’Italia alle missioni internazionali, fornendo dati sul posizionamento del Paese: “L’Italia è il primo contributore europeo nelle missioni Onu, il primo nelle missioni dell’Unione europea e il secondo nelle missioni in ambito Nato”. Numeri che, ha spiegato, non vanno letti solo in termini quantitativi: “Non è una questione di quanti uomini e donne sono impegnati, ma di ciò che questo sforzo racconta di noi”. Secondo il Premier la presenza italiana all’estero è apprezzata perché unisce capacità operative e attenzione umana: “Siamo richiesti e apprezzati perché sappiamo combinare capacità e umanità, forza e attenzione alle persone. Sappiamo come combattere, ma sappiamo anche cosa fare affinché non si arrivi a combattere”.

Meloni ha inoltre sottolineato il valore dell’autorevolezza internazionale dell’Italia, legandolo direttamente al lavoro delle Forze armate: “Il coraggio conta, ma è il cuore che fa la differenza”, ha detto, spiegando che questa attitudine consente di “andare oltre la logica amico-nemico” e di entrare in relazione con i popoli dei Paesi in cui l’Italia opera.

Risultati politici e presenza militare

Un passaggio è stato dedicato anche al rapporto tra risultati politici e presenza militare: “Quando le istituzioni portano a casa un risultato, spesso viene percepito come merito di chi le rappresenta. In realtà non veniamo ascoltati perché siamo bravi, ma perché rappresentiamo una nazione autorevole e forte”. Una forza, ha concluso Meloni, costruita “da migliaia di uomini e donne sparsi nel mondo, lontani dalle proprie famiglie, disposti a sacrificarsi e a farlo nell’ombra”. Un impegno che, secondo il Premier, costituisce “uno strumento essenziale per difendere l’interesse nazionale italiano”.

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