Nel 2022 quasi 1.200 Comuni italiani presentano livelli di fragilità massima o molto alta. Si tratta del 14,9% del totale, territori nei quali risiede poco meno dell’8% della popolazione nazionale. È quanto emerge dall’indagine Istat sulla fragilità comunale, che fotografa un Paese segnato da forti divari territoriali, ma anche da segnali di miglioramento rispetto agli anni precedenti. All’estremo opposto, i Comuni con fragilità minima o molto bassa rappresentano oltre un quarto del totale (26,8%) e concentrano poco meno del 45% della popolazione residente. Un dato che evidenzia come una parte consistente degli italiani viva in contesti caratterizzati da condizioni strutturali e sociali più solide.
Le situazioni più critiche si concentrano soprattutto nel Mezzogiorno. I valori più elevati dell’Indice di Fragilità Comunale interessano in misura prevalente le Isole, dove il 46,3% dei Comuni rientra nelle classi di fragilità massima o molto alta, con oltre la metà dei Comuni siciliani in questa condizione. Seguono le regioni del Sud, dove la quota si attesta al 32,8%, con un picco del 60,4% in Calabria.
Popolazione
Questa distribuzione si riflette anche sulla popolazione. In Campania, Calabria e Sicilia poco meno di un terzo dei residenti vive in Comuni caratterizzati da fragilità massima o molto alta. Considerando l’insieme del Sud e delle Isole, la quota sale rispettivamente al 20,9% e al 26,1% della popolazione. Uno scenario opposto emerge nel Nord-est, dove il 59% dei Comuni presenta livelli di fragilità minima o molto bassa. Qui vivono tre residenti su quattro in territori più resilienti, con punte che superano il 90% nella Provincia autonoma di Bolzano/Bozen. Valori particolarmente positivi si registrano anche nella Provincia autonoma di Trento e in Veneto.
L’analisi temporale mostra tuttavia un trend incoraggiante. Nel periodo 2018-2022 si osserva un miglioramento diffuso e progressivo: diminuisce l’incidenza sia dei Comuni sia della popolazione residente nei territori a fragilità massima o molto alta, mentre cresce la quota di quelli collocati nelle classi di fragilità minima o molto bassa. La riduzione della popolazione residente nei territori più fragili è più marcata nelle Isole e nel Sud, soprattutto in Sicilia e Puglia. Al contrario, l’aumento della popolazione che vive in Comuni meno fragili interessa in modo più significativo il Nord-ovest e il Centro, con incrementi rilevanti in Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste, Lombardia e Toscana.
Relazioni
L’indagine evidenzia inoltre una stretta relazione tra fragilità, dimensione demografica e accesso ai servizi. L’incidenza dei Comuni con fragilità massima o molto alta diminuisce al crescere della popolazione residente, mentre aumenta con l’aumentare della perifericità. I valori più elevati si registrano nei Comuni fino a 1.000 abitanti, dove circa il 23% rientra nelle classi più critiche, e nei Comuni periferici e ultraperiferici, che rappresentano il 25,7% del totale e ospitano quasi il 20% della popolazione.



