0

Vertice decisivo a Doha per la stabilizzazione mentre pioggia e freddo uccidono a Gaza

Ancora un neonato morto per ipotermia. La Corte Penale Internazionale continua l'inchiesta sui crimini di guerra. Trump: "Valuteremo se Israele ha violato la tregua"
mercoledì, 17 Dicembre 2025
2 minuti di lettura

Le tende allagate, il freddo e la pioggia battente continuano a mietere vittime nella Striscia di Gaza. Ieri un neonato di appena due settimane è morto per ipotermia, secondo quanto riferito dal ministero della Salute dell’enclave controllato da Hamas. Il piccolo, Mohammed Khalil Abu al-Khir, era stato ricoverato in terapia intensiva mentre un’ondata di bassa pressione faceva crollare le temperature, aggravando le condizioni di migliaia di famiglie costrette a vivere in rifugi di fortuna. “La sofferenza a Gaza non si è fermata con il rallentamento dei bombardamenti. Ha solo cambiato forma”, ha denunciato Alaa AbuSamra, responsabile della risposta umanitaria di ActionAid in Palestina. “Ora la sofferenza cade dal cielo sotto forma di pioggia gelida. Temo che il freddo riesca dove le bombe hanno fallito”. L’organizzazione ha rilanciato l’appello per l’apertura dei valichi e l’aumento immediato degli aiuti umanitari. La violenza prosegue anche in Cisgiordania. Ieri l’Idf ha ucciso un adolescente palestinese di 16 anni, Ammar Yasser Muhammad Taamra, durante scontri a Teqoa, vicino a Betlemme. Secondo l’esercito israeliano, il giovane partecipava a una rivolta con lancio di pietre. Nelle stesse ore l’Unrwa ha denunciato un nuovo ordine di demolizione nel campo profughi di Nur Shams, a Tulkarem, che riguarda circa 25 edifici e rischia di rendere permanente lo sfollamento di migliaia di rifugiati. Cinque membri di una famiglia sono rimasti feriti in un attacco di coloni israeliani vicino a Gerico.

Il vertice di Doha

In questo contesto si è aperto ieri a Doha un vertice considerato decisivo per il futuro della tregua e per la stabilizzazione della Striscia. Alla conferenza, organizzata dal Comando Centrale degli Stati Uniti, partecipano rappresentanti di circa 25 Paesi chiamati a definire struttura, catena di comando e mandato della futura forza internazionale di stabilizzazione e ricostruzione, prevista dalla risoluzione del Consiglio di Sicurezza Onu del 17 novembre. Il piano promosso dal presidente statunitense Donald Trump prevede il progressivo ritiro delle forze israeliane dalle aree occupate negli ultimi anni e il trasferimento del controllo a un dispositivo multilaterale.
A pesare sui lavori è però l’assenza della Turchia, esclusa dal vertice su richiesta di Israele. Secondo Haaretz, Ankara non è stata invitata nonostante la disponibilità dichiarata a schierare un contingente di circa duemila uomini. Una scelta che riflette la forte opposizione del governo israeliano a un coinvolgimento turco nella Gaza del dopoguerra, mentre Washington considera la presenza di Ankara, insieme a Egitto e Qatar, un elemento potenzialmente utile per favorire il disarmo di Hamas. Proprio Hamas, per voce del leader all’estero Khaled Meshaal, ha ribadito di non voler affrontare scontri con la futura forza internazionale, ma ha escluso un disarmo imposto con la forza. In un’intervista a Drop Site, Meshaal ha confermato la disponibilità ad accettare una tregua di lungo periodo e una forza di stabilizzazione ai confini della Striscia, precisando però che le armi potrebbero essere solo congelate o stoccate, non consegnate, se non nel quadro di una futura forza di sicurezza palestinese.

Cpi e valutazioni Usa sulla tregua

Sul piano politico-giudiziario, la Corte Penale Internazionale ha respinto il ricorso presentato da Israele contro l’indagine per crimini di guerra e crimini contro l’umanità commessi a Gaza. La Corte ha confermato i mandati di arresto emessi nel novembre 2024 nei confronti del premier Benjamin Netanyahu e dell’ex ministro della Difesa Yoav Gallant, respingendo le contestazioni israeliane sulla competenza giurisdizionale. Tel Aviv ha definito la decisione “politicizzata”.
Sul fronte diplomatico, Donald Trump ha dichiarato che gli Stati Uniti stanno valutando se un recente attacco israeliano contro un leader di Hamas costituisca una violazione della tregua. “Esamineremo i fatti”, ha detto il presidente, sottolineando però che la forza internazionale “sta già funzionando” e che nuovi Paesi si stanno unendo al dispositivo. Trump ha anche escluso, almeno per ora, che gli attacchi israeliani possano compromettere gli sforzi di pace, ribadendo di avere “un ottimo rapporto” con Netanyahu.

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Questo modulo raccoglie il tuo nome, la tua email e il tuo messaggio in modo da permetterci di tenere traccia dei commenti sul nostro sito. Per inviare il tuo commento, accetta il trattamento dei dati personali mettendo una spunta nel apposito checkbox sotto:

Potrebbero interessarti

Zuppi: “Due popoli e due Stati”. Von der Leyen: “Escalation Tel Aviv ingiustificabile”

La Striscia di Gaza continua a essere teatro di devastazione…

Verso una tregua di “meno di un mese” nella Striscia e in Libano. Bombe israeliane, 143 morti a Gaza

Il raid israeliano avvenuto nella notte tra martedì e mercoledì…