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I leader europei a Berlino, Kiev apre alla rinuncia alla Nato, ma rimane il nodo dei territori occupati

Kallas (Ue): è la settimana “decisiva” per il finanziamento di Kiev. Cremlino: il no alla Nato è un cardine per l’accordo. Gli americani insistono per la cessione del Donbas
martedì, 16 Dicembre 2025
3 minuti di lettura

I negoziati sulla guerra in Ucraina hanno vissuto ieri a Berlino la giornata più intensa dall’avvio della mediazione statunitense. La capitale tedesca è diventata il centro di un confronto multilivello, con i colloqui diretti tra la delegazione ucraina e quella americana guidata da Steve Witkoff e Jared Kushner e, in serata, il vertice politico con i leader europei e i vertici di Ue e Nato convocato dal cancelliere Friedrich Merz.

Sul tavolo c’è il piano di pace promosso da Washington e rielaborato da Kiev dopo le consultazioni con gli alleati europei. Da parte ucraina il tono pubblico è stato improntato all’ottimismo. Rustem Umerov, capo della delegazione negoziale e segretario del Consiglio di Sicurezza nazionale, ha parlato di negoziati costruttivi e produttivi e di progressi concreti, auspicando un’intesa che avvicini alla pace già entro la fine della giornata. Zelensky ha confermato che i colloqui non sono stati facili, ma li ha definiti utili, accusando la Russia di usare anche la pressione militare come leva negoziale.

Fonti statunitensi hanno riferito che circa il 90 per cento delle questioni tra Mosca e Kiev sarebbe stato risolto, con una divergenza residua concentrata soprattutto sulla centrale nucleare di Zaporizhzhia. Su questo punto, sempre secondo fonti Usa, si starebbe avvicinando un’intesa per una gestione condivisa e una ripartizione paritaria dell’energia prodotta.

Garanzie di sicurezza e territori

Dal Cremlino restano segnali di cautela. Il portavoce Dmitrij Peskov ha ribadito che Vladimir Putin è aperto a decisioni serie, ma non a soluzioni temporanee o a un cessate il fuoco senza un accordo complessivo. Mosca continua a porre come cardine dell’intesa la rinuncia formale dell’Ucraina ad aderire alla Nato. Sul piano territoriale, indiscrezioni di stampa hanno parlato di pressioni americane affinché Kiev rinunci anche alla parte del Donbas ancora sotto controllo ucraino. Secondo Reuters, i negoziatori americani avrebbero chiesto a Kiev di ritirarsi dalla regione di Donetsk, avvicinando la posizione statunitense alle richieste russe.

Zelensky ha respinto questa lettura, sostenendo che quelle richieste provengono dalla Russia e vengono semplicemente trasmesse dagli Stati Uniti. Merz è intervenuto con una presa di posizione netta, affermando che sulle decisioni territoriali deve essere l’Ucraina a decidere senza se e senza ma. Uno dei punti centrali resta quello delle garanzie di sicurezza. Le delegazioni discutono di formule definite “robuste” dagli americani, con riferimenti espliciti a meccanismi simili all’articolo 5 della Nato, ma declinati in forme nuove.

In parallelo, il negoziato si è esteso anche al futuro economico delle regioni colpite dalla guerra. Nei colloqui di Berlino si è parlato della creazione di una possibile zona economica franca nel Donbas e, secondo fonti Usa, il team di BlackRock ha avuto incontri con la delegazione ucraina in vista della ricostruzione. In questo quadro, Berlino ha presentato un piano in dieci punti per rafforzare la cooperazione industriale e militare con Kiev, basato su joint venture, integrazione dei mercati della difesa, garanzie sugli investimenti e una presenza rafforzata dell’industria ucraina in Germania.

Gli asset russi

La giornata berlinese ha avuto anche una forte dimensione europea. In serata, alla Cancelleria federale, Merz ha accolto tra gli altri Giorgia Meloni, Emmanuel Macron, Ursula von der Leyen, Mark Rutte e diversi leader del Nord e dell’Est Europa. Durante la cena di lavoro è stata prevista una chiamata con il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, segno di un coordinamento diretto ma anche della centralità americana nel processo.

Da Bruxelles, l’Alta rappresentante Kaja Kallas ha definito questa una settimana decisiva per il finanziamento dell’Ucraina. I Ventisette dovranno sciogliere il nodo dell’uso degli asset russi congelati per sostenere un prestito a favore di Kiev. Merz ha avvertito che un mancato accordo danneggerebbe la credibilità dell’Ue per anni, mentre restano resistenze legate ai rischi legali e finanziari, soprattutto da parte del Belgio. Mosca ha intanto alzato il livello dello scontro chiedendo un maxi risarcimento a Euroclear.

Sul terreno

Mentre la diplomazia accelera, il conflitto prosegue. Kiev ha rivendicato nuovi attacchi con droni contro infrastrutture energetiche e industriali in Russia, inclusi impianti per la lavorazione del gas e la produzione di carburanti per missili, oltre a un nuovo colpo a una piattaforma petrolifera nel Mar Caspio. Mosca ha annunciato un avanzamento nella regione di Dnipropetrovsk, mentre fonti ucraine parlano di soldati russi accerchiati nell’area di Kupyansk.

Nel frattempo, la Russia ha annunciato l’arresto di dieci cittadini accusati di sabotaggio e ha designato le Pussy Riot come organizzazione estremista. Sul fronte bielorusso, la Germania ha offerto asilo a due leader dell’opposizione recentemente liberati. Domani all’Aia sarà istituita la commissione del Consiglio d’Europa incaricata di valutare le richieste di risarcimento per i danni di guerra, con Zelensky atteso nei Paesi Bassi, un passaggio che potrebbe intrecciarsi in futuro proprio con il dibattito sugli asset russi congelati.

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