Il premierato “non è qualcosa di paragonabile a una legge costruita su una regione o su un comune”. A sottolinearlo è Maria Elisabetta Alberti Casellati, Ministro per le Riforme istituzionali e la semplificazione normativa, intervenendo ad Atreju. “Non a caso – ha spiegato – esiste anche la figura del presidente della Repubblica”, richiamando la cornice costituzionale all’interno della quale si colloca la riforma proposta dal governo. Casellati ha definito la riforma sul premierato come “minimale”, una scelta voluta per renderla “comprensibile” e concentrata “in pochi articoli”. “Abbiamo voluto tener conto del popolo”, ha aggiunto, spiegando che l’obiettivo è intervenire in modo chiaro sull’assetto istituzionale senza appesantire il testo con norme complesse o di difficile lettura. Secondo la Ministra, il nuovo sistema si fonda su due pilastri: stabilità di governo ed elezione diretta del Presidente del Consiglio. “Da un lato c’è la stabilità, dall’altro l’elezione diretta del Premier”, ha spiegato Casellati, richiamando le criticità emerse negli anni recenti. “Abbiamo avuto dieci anni nei quali hanno governato persone non elette dal popolo”, ha affermato, collegando questa dinamica alla crescente disaffezione degli elettori. “Per questo motivo la gente non va più a votare, non crede più nella politica”.
Nel suo intervento, la Ministra ha anche posto l’accento sui costi dell’instabilità politica, ricordando i dati relativi al periodo precedente all’attuale esecutivo. “Nei dieci anni prima del governo Meloni – ha detto – abbiamo avuto cinque governi”. Una frequenza che, secondo Casellati, ha avuto un impatto economico rilevante. “L’instabilità è costata all’Italia 265 miliardi di euro di interessi sul debito pubblico”, ha sottolineato.



