“Se siamo veri democratici non possiamo dividerci”. Con queste parole il Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, è intervenuto dal palco di Atreju tornando al centro del dibattito sul ruolo della scuola e sui confini tra formazione, confronto critico e propaganda politica. Per Valditara le scuole devono restare uno spazio di pluralismo e dialogo, lontano da ogni forma di indottrinamento. “Le scuole non sono e non dovranno mai essere luoghi di propaganda politica – ha affermato –. Devono abituare lo studente al confronto critico. La scuola delle dittature è quella che impone una visione senza dibattito e senza confronto”. Un richiamo netto a un’idea di istruzione come palestra di democrazia, fondata sul libero scambio di idee e sul rispetto delle regole.
Replica all’opposizione
Il Ministro ha poi replicato alle critiche arrivate da settori dell’opposizione, parlando di “una mentalità totalitaria” in alcune reazioni alle sue iniziative. In particolare, Valditara ha difeso la decisione di fare chiarezza sul caso che coinvolge Francesca Albanese, respingendo le accuse di pregiudizio politico. “Quando mi si contesta che voglio fare chiarezza – ha detto – vuol dire che non si ha maturità democratica. Il ministro non si fa intimidire da nessuno e ha il dovere di far rispettare la legge, il pluralismo e di garantire che nelle scuole non si faccia propaganda”.
Sul piano operativo, Valditara ha chiarito che non vi è alcuna volontà punitiva o preventiva. “Non parto con alcun pregiudizio – ha spiegato –. Accerteranno gli ispettori e verificheranno se sono state violate alcune regole e se esiste una responsabilità di alcuni organi scolastici”. Un passaggio che ribadisce, nelle intenzioni del Ministro, il rispetto delle procedure e delle garanzie previste dall’ordinamento.



