Volodymyr Zelensky è tornato al fronte per inviare un segnale ai negoziati. In un video da Kupiansk ha ringraziato i militari e legato i progressi tattici ai risultati diplomatici, mentre l’esercito ucraino riv rivendica nuove posizioni a nord della città, smentendo Mosca. Zelensky è atteso lunedì a Berlino, con Germania, Francia e Regno Unito ancora principali sponsor europei, mentre nell’Unione crescono le divisioni sull’uso dei beni russi congelati. António Costa ha ricordato che i leader si sono impegnati a finanziare Kiev per due anni e ora devono “trasformare questo impegno in realtà”. Sul tavolo dei leader Ue la questione decisiva riguarda gli asset russi. I governi europei sono vicini a un’intesa per congelare a tempo indeterminato i 210 miliardi della Banca centrale russa, superando il rinnovo unanime semestrale ed evitando veti futuri. L’operazione consentirebbe di usare profitti o depositi come garanzia per nuovi prestiti all’Ucraina. Il commissario Valdis Dombrovskis ha assicurato che la base giuridica è solida. Mosca parla invece di violazione del diritto internazionale, annuncia ricorsi contro Euroclear e denuncia, con Erdogan, una “truffa colossale” capace di minare la fiducia nel sistema finanziario globale.L’Europa resta divisa. L’Italia voterà a favore, pur mantenendo riserve giuridiche. Slovacchia e Ungheria sono contrarie: Robert Fico rifiuta qualsiasi finanziamento militare a Kiev e teme ripercussioni sugli sforzi di pace degli Stati Uniti, mentre Viktor Orban definisce la misura “illegale” e promette di contrastarla. Intanto i rapporti bilaterali tra Italia e Russia scendono ai minimi storici: per Maria Zakharova attraversano la “crisi più grave dalla Seconda guerra mondiale”, causata — sostiene — dalle pressioni della Nato e del “mondo anglosassone”.
I contatti riservati di Umerov e i timori occidentali
Sul versante politico e diplomatico, la partita resta aperta e confusa. Secondo il Washington Post, nelle ultime settimane il principale negoziatore di Zelensky, Rustem Umerov, ha volato tre volte a Miami per incontrare l’inviato del presidente Donald Trump, l’imprenditore Steve Witkoff, e discutere una proposta di cessate il fuoco con la Russia. Durante i suoi soggiorni negli Stati Uniti Umerov avrebbe avuto anche colloqui riservati con il direttore dell’Fbi Kash Patel e il suo vice Dan Bongino. Le riunioni, confermate dall’ambasciatrice ucraina a Washington ma presentate come incontri su temi di sicurezza nazionale, hanno suscitato allarme in diverse cancellerie occidentali, rimaste all’oscuro di contenuti e obiettivi. Tra i diplomatici c’è chi teme che il nuovo canale possa essere usato per esercitare ulteriore pressione su Kiev perché accetti un’intesa su condizioni molto più vicine alle richieste americane e russe. Dal Cremlino il messaggio resta duro. Il consigliere per la politica estera Yuri Ushakov ha avvertito che la revisione del piano americano di pace “probabilmente non piacerà” a Mosca e ha accusato Zelensky di inserire nei documenti “proposte inaccettabili”. In un’altra intervista ha ribadito che per la Russia un cessate il fuoco sarà possibile solo dopo il ritiro delle forze ucraine dall’intero Donbas. In base a uno degli scenari discussi, le aree oggi controllate da Kiev verrebbero affidate non all’esercito regolare ma alla Guardia nazionale russa, con la presenza di unità armate incaricate di mantenere l’ordine.
L’adesione all’Ue come leva negoziale
Mentre si discute di confini, il tema dell’integrazione europea torna al centro della scena. Secondo indiscrezioni raccolte dal Financial Times, nella bozza di intesa mediata da Washington sarebbe prevista l’adesione dell’Ucraina all’Unione europea entro il primo gennaio 2027. Il dossier si intreccia con il dibattito interno a Bruxelles sull’allargamento e sulla capacità di sostegno finanziario a Kiev. Nel suo discorso al corpo diplomatico, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha ricordato che il processo di integrazione “non si è ancora concluso” e ha invitato l’Unione ad accompagnare con “attiva disponibilità” le ambizioni dei Paesi vicini, dai Balcani occidentali alla Moldova, dall’Ucraina alla Georgia.
Il cantiere della ricostruzione
Accanto al fronte del sostegno militare e al braccio di ferro sugli asset, va avanti anche il cantiere della ricostruzione. La prima ministra ucraina Yulia Svyrydenko ha reso noto un nuovo ciclo di colloqui con gli Stati Uniti, ai quali hanno partecipato Jared Kushner, Steve Witkoff, il direttore della Banca mondiale Ajay Banga e l’amministratore delegato di BlackRock Larry Fink. È stato creato un gruppo di lavoro incaricato di elaborare un piano di azione per attirare investimenti privati nelle infrastrutture e nell’economia ucraina.



