Mentre sul piano diplomatico non sembrano farsi passi avanti sostanziali, la dimensione della devastazione nella Striscia continua a emergere in tutta la sua gravità. Sui negoziati resta irrisolto il giallo sul ruolo di Tony Blair nel proposto “Board of Peace” del piano Trump. Secondo il Financial Times, l’ex premier britannico sarebbe stato escluso su pressione di diversi Paesi arabi. Fonti statunitensi hanno però smentito, sostenendo che Blair sia ancora in lista insieme a Jared Kushner, Steve Witkoff e l’ex inviato Onu Nikolay Mladenov. Lo sguardo dei negoziatori è ora rivolto al 29 dicembre, quando Trump e Netanyahu si riuniranno per tentare di sbloccare la fase successiva del piano di pace. Ma intanto secondo il Programma Onu per lo Sviluppo, Gaza è ricoperta da 68 milioni di tonnellate di detriti, equivalenti a 186 Empire State Building. L’81 percento degli edifici dell’enclave è stato distrutto o danneggiato. Le macerie contengono anche ordigni inesplosi e, secondo le autorità sanitarie palestinesi, i corpi di circa 10 mila persone. La ricostruzione potrà iniziare solo dopo un accordo su macchinari e accessi, vincolato ai progressi nella seconda fase del piano di pace. Nel mentre a Gerusalemme Est l’esercito israeliano ha issato il vessillo nazionale sul complesso dell’Unrwa, scatenando la protesta dell’agenzia dell’Onu che denuncia una “violazione degli spazi internazionali protetti”, eReporter senza frontiere ha pubblicato il suo bilancio 2025: 67 giornalisti uccisi, quasi la metà a Gaza “sotto il fuoco delle forze israeliane”. L’Onu continua, tra molte difficoltà, la distribuzione di abiti invernali a Gaza, aiutando 217 mila bambini, i bisogni della popolazione restano “di gran lunga superiori” alla capacità di risposta, complice il freddo e le restrizioni ai convogli.
17esima missione solidale italiana
L’Italia è tra i paesi più impegnati negli aiuti alla popolazione palestinese. Roma ha accolto 17 pazienti palestinesi, nell’ambito della diciassettesima missione umanitaria avviata dal Governo per supportare la popolazione di Gaza. I tre voli militari decollati da Eilat hanno trasportato in totale 80 persone, tra bambini malati e familiari. A Ciampino il vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha salutato l’arrivo del primo gruppo, ribadendo che l’Italia “vuole essere solidale e portatrice di pace”. Con questa nuova operazione sale a 232 il numero dei minori trasferiti in Italia dall’inizio del conflitto. I bambini saranno distribuiti tra diversi ospedali pediatrici del Paese. A Roma il Policlinico Umberto I ha già ricoverato quattro piccoli pazienti accompagnati da quaranta familiari. La rettrice della Sapienza, Antonella Polimeni, ha definito l’incontro con loro “un’emozione difficile da tradurre in parole”. Il direttore generale Fabrizio d’Alba ha ricordato l’impegno costante del Policlinico nel garantire cure e accoglienza a minori “testimoni di una guerra terribile”. A Genova, nella notte tra l’8 e il 9 dicembre, è arrivata al Gaslini una bambina di tre anni e otto mesi affetta da una rara malattia genetica. È stata ricoverata con la madre, mentre i suoi sette fratelli sono stati ospitati dalla Prefettura. L’istituto ligure, eccellenza pediatrica, continua a svolgere un ruolo centrale nella cooperazione sanitaria internazionale. In questo quadro solidale, i toni politici rimangono tesi. Da un lato, al Monk di Roma, il Movimento 5 Stelle ha organizzato l’iniziativa “Palestina, alziamo il volume”, con il presidente Giuseppe Conte e parlamentari appena rientrati da un viaggio nei territori occupati.Dall’altro, a Firenze l’Associazione Italia Israele ha presentato un esposto alla prefetta per chiedere la rimozione della bandiera palestinese esposta sul Palazzo Sacrati Strozzi. L’organizzazione sostiene che l’esposizione violi la normativa che consente sugli edifici pubblici soltanto simboli istituzionali.
Escalation e timori regionali
Sul fronte militare, l’Aeronautica israeliana ha colpito diversi obiettivi di Hezbollah nel sud del Libano, inclusi siti di addestramento dell’unità Radwan. L’Idf definisce tali attività una violazione degli accordi bilaterali e una minaccia diretta per la sicurezza israeliana. Restano critiche anche le trattative per il recupero della salma di Ran Gvili, l’ultimo ostaggio israeliano ucciso a Gaza. Il generale Nitzan Alon ha spiegato che Hamas affronta “difficoltà oggettive” legate al caos seguito al 7 ottobre, ma che la restituzione del corpo “resta possibile”. La percezione pubblica israeliana riflette questa instabilità: un sondaggio dell’Israel Democracy Institute rivela che il 71 percento dei cittadini teme una nuova guerra con Hezbollah nel 2026, il 69 percento un confronto con l’Iran e oltre la metà una ripresa del conflitto con Hamas.



