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La Corte Suprema Usa pronta ad ampliare notevolmente i poteri presidenziali

martedì, 9 Dicembre 2025
1 minuto di lettura

La Corte Suprema degli Stati Uniti ha avviato una serie di udienze che potrebbero portare a una riformulazione profonda dell’equilibrio tra poteri nel sistema americano. Secondo quanto emerso dalle argomentazioni orali del 6 e 7 dicembre 2025, la maggioranza conservatrice della Corte — sei giudici contro tre — appare favorevole a rafforzare i poteri del presidente, in particolare per quanto riguarda il controllo sulle agenzie federali indipendenti. Al centro del dibattito c’è la possibilità per il presidente Donald Trump di licenziare i vertici di enti come la Federal Trade Commission o la Securities and Exchange Commission, che da quasi un secolo godono di una certa autonomia rispetto all’esecutivo. Se la Corte dovesse accogliere questa interpretazione, il presidente potrebbe esercitare un’influenza diretta su organismi che regolano settori chiave dell’economia e della società. Ma la posta in gioco è ancora più ampia. La Corte sta valutando se ribaltare precedenti storici, mettendo in discussione il principio dello stare decisis, che impone il rispetto delle decisioni passate. Dopo la controversa sentenza sull’aborto del 2022, ora sono sotto esame anche temi come lo ius soli, i dazi commerciali e le limitazioni ai poteri presidenziali. Secondo gli esperti, il 2026 potrebbe segnare una svolta costituzionale: se la Corte dovesse confermare questa tendenza, il presidente potrebbe ottenere poteri espansivi senza precedenti, con impatti duraturi sulla governance federale. Alcuni giuristi parlano di una “presidenza imperiale”, mentre altri difendono la necessità di un esecutivo più forte in tempi di crisi e polarizzazione. Le reazioni politiche sono già accese: i democratici accusano la Corte di voler “smantellare le garanzie istituzionali”, mentre i repubblicani sostengono che “è ora di restituire al presidente il pieno controllo dell’amministrazione”.

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