Il Partito Laburista britannico ha annunciato che alle prossime Conferenze delle donne, prevista per la primavera del 2026, non saranno ammesse le donne trans, una scelta che ha già scatenato forti polemiche all’interno e all’esterno del movimento progressista. La decisione arriva a seguito della storica sentenza della Corte Suprema del Regno Unito del 16 aprile 2025, che ha stabilito che, ai sensi dell’Equality Act del 2010, il termine “donna” si riferisce esclusivamente al sesso biologico alla nascita. Il ricorso era stato presentato dal gruppo femminista For Women Scotland, che contestava l’interpretazione del governo scozzese volta a includere le donne trans nelle tutele legali riservate alle donne cisgender. La Corte ha accolto il ricorso, sancendo che le persone transgender, anche se in possesso di un Gender Recognition Certificate, non possono essere riconosciute come donne ai fini della legge. Sulla scia di questa sentenza, il Partito Laburista ha deciso di escludere le donne trans dalla sua conferenza femminile, sostenendo che l’evento debba essere riservato alle donne biologiche. La mossa è stata accolta con favore da alcune attiviste femministe, che parlano di “un passo necessario per difendere gli spazi sicuri delle donne”. Tuttavia, la scelta ha provocato una spaccatura interna: diversi parlamentari laburisti e associazioni LGBTQ+ hanno denunciato la decisione come discriminatoria e contraria ai valori di inclusione. La scrittrice J.K. Rowling, da tempo schierata contro l’estensione legale del concetto di “donna” alle persone trans, ha espresso soddisfazione per la sentenza e per la linea del partito. Gli analisti sottolineano che la vicenda potrebbe avere conseguenze politiche significative: da un lato il Labour cerca di consolidare il consenso tra le associazioni femministe tradizionali, dall’altro rischia di alienarsi una parte consistente dell’elettorato giovane e progressista.
