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Missili e blackout su tutta l’Ucraina. Zelensky lunedì a Londra mentre proseguono i colloqui a Miami

Umerov a Usa: "Priorità è indipendenza ucraina". Drone in Irlanda, aperta un’inchiesta. Orban: "Europa vicina alla guerra, Ungheria ne resti fuori"
domenica, 7 Dicembre 2025
2 minuti di lettura

Missili e droni russi hanno colpito ancora una volta l’Ucraina prendendo di mira centrali elettriche e nodi di trasporto mentre a Miami prosegue il terzo giorno di colloqui tra la delegazione di Kiev e gli emissari statunitensi. Secondo il ministero dell’Energia diverse regioni hanno subito blackout e interruzioni dei servizi essenziali e la centrale nucleare occupata di Zaporizhzhia è rimasta per circa mezz’ora senza alimentazione esterna prima di essere nuovamente collegata alla rete. Nella regione della capitale le esplosioni hanno danneggiato un nodo ferroviario nei pressi di Fastiv, costringendo alla cancellazione di treni regionali e provocando almeno tre feriti. A sud, nella zona di Odessa, molti utenti sono rimasti senza riscaldamento e senza acqua dopo i raid contro le strutture energetiche. Lo stato maggiore ucraino riferisce di centottantaquattro scontri con le forze russe in una sola giornata. Kiev rivendica anche operazioni oltre confine. Nella notte le forze ucraine hanno colpito una raffineria nella regione russa di Ryazan, danneggiando un impianto che secondo lo stato maggiore contribuisce alla fornitura delle forze armate di Mosca. Per l’Agenzia internazionale per l’energia atomica gli attacchi alla rete elettrica e la perdita di alimentazione a Zaporizhzhia sono l’ennesimo episodio di questo tipo dall’inizio della guerra e mantengono alto il rischio di un incidente nucleare.

Miami, terzo giorno

Mentre sul terreno si combatte, a Miami si cerca uno spiraglio negoziale. Ieri si è chiuso il terzo giorno di incontri tra la delegazione ucraina e gli emissari di Donald Trump. In una nota congiunta Washington e Kiev affermano che qualsiasi reale avanzamento verso un accordo dipenderà dalla disponibilità della Russia a dimostrare un impegno credibile per una pace di lungo periodo con passi concreti verso la de escalation e la cessazione delle uccisioni. Il segretario del Consiglio per la sicurezza e la difesa nazionale Rustem Umerov insiste che la priorità di Kiev resta un’intesa che protegga indipendenza e sovranità e garantisca la sicurezza della popolazione. Sul tavolo ci sono future garanzie di sicurezza e una cornice economica per la ricostruzione che potrà decollare solo dopo un cessate il fuoco credibile.

Zelensky a Londra

Il presidente Volodymyr Zelensky accompagna il negoziato con una fitta agenda internazionale. Ieri ha parlato al telefono con il segretario generale della Nato Mark Rutte, al quale ha riferito dei contatti in corso negli Stati Uniti e con cui ha concordato ulteriori passi diplomatici. Lunedì sarà a Londra, dove il premier britannico Keir Starmer lo riceverà insieme ai leader di Francia e Germania per fare il punto sui tentativi di definire un quadro di pace e impegni di sicurezza duraturi. In Irlanda la polizia ha intanto aperto un’inchiesta sulla presenza di droni nello spazio aereo in coincidenza con l’arrivo di Zelensky a Dublino nei giorni scorsi.

Divergenze dentro l’Ue

Anche in Europa il dibattito resta acceso. La presidente della Commissione Ursula von der Leyen lavora con i governi di Berlino e Bruxelles a una soluzione sull’uso dei beni russi congelati a sostegno di Kiev, ricordando che il tempo è un fattore decisivo e che tutti gli Stati membri dovranno condividere lo stesso livello di rischio per arrivare a un’intesa. L’Alto rappresentante Kaja Kallas riconosce le critiche contenute nella nuova strategia di sicurezza degli Stati Uniti ma ribadisce che Washington resta il principale alleato del continente. Da Roma la presidente del Consiglio Giorgia Meloni sottolinea che l’Italia ha sostenuto Kiev fin dal primo giorno e avverte che la pace non si costruisce soltanto con le buone intenzioni ma anche con una credibile capacità di deterrenza. Altri leader europei adottano toni molto diversi. Il premier ungherese Viktor Orban descrive un’Europa che a suo giudizio si sta avvicinando alla guerra e promette che farà di tutto per tenere l’Ungheria fuori dal conflitto, trasformando le elezioni del 2026 in una prova di forza rispetto alla linea che attribuisce a Bruxelles. Dal Nord arriva l’allarme della Svezia, che denuncia passaggi di sottomarini russi nel Baltico quasi ogni settimana e chiede di completare al più presto il proprio ingresso nella Nato ancora in attesa della ratifica di Turchia e Ungheria.

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