Vladimir Putin rilancia la linea dura sul Donbass alla vigilia della sua visita di Stato in India. In una lunga intervista all’emittente India Today in vista dell’incontro oggi a New Delhi con Modi, il presidente russo ha ribadito che Mosca “assumerà il controllo dell’intero Donbass, con un negoziato o con le armi”. Secondo Putin, “o liberiamo questi territori con la forza, oppure le truppe ucraine dovranno ritirarsi e smettere di uccidere la gente”. Il leader del Cremlino ha nuovamente presentato la guerra come conseguenza delle scelte di Kiev. Ha sostenuto che la Russia avrebbe “tentato di costruire relazioni” tra Ucraina e le autoproclamate repubbliche di Donetsk e Luhansk, e che il rifiuto di Kiev di ritirarsi dopo i referendum avrebbe reso inevitabile il conflitto. “La gente non voleva vivere con l’Ucraina, sono andati al referendum e hanno votato”, ha affermato.
Sul piano del negoziato, Putin ha confermato che i 28 punti del piano proposto dall’amministrazione Trump restano “attuali”, anche se ora suddivisi in quattro pacchetti tematici. Ha però frenato sull’ipotesi di una convergenza con Washington: “È prematuro dire cosa ci conviene o meno, potremmo compromettere il regime di lavoro che il presidente Trump sta cercando di instaurare”. Il presidente Trump, dal canto suo, ha parlato di colloqui “ragionevolmente buoni”, ma ha precisato che “il percorso non è ancora chiaro” e che “ci vogliono due persone per ballare il tango”.
Dettagli sull’incontro al Cremlino
Da Mosca, intanto, filtrano ulteriori dettagli sui colloqui avuti al Cremlino dall’inviato speciale americano Steve Witkoff e da Jared Kushner, durati cinque ore. Il consigliere presidenziale Yuri Ushakov ha definito l’incontro “estremamente utile”, confermando che si è discusso anche di adesione dell’Ucraina alla Nato. Alcuni punti americani vengono considerati accettabili, altri “inaccettabili”, ma la Russia — ha spiegato Peskov — non ha respinto il piano, e vuole mantenere il riserbo: “Meno pubblico è il processo, più efficace può essere”.
Parallelamente, Zelensky ha fatto sapere che la delegazione ucraina terrà incontri separati con europei e statunitensi dopo la tappa di Mosca degli emissari americani. Intanto, dopo il colloquio al Cremlino, Witkoff e Kushner sono attesi in Florida per un incontro con il negoziatore ucraino Rustem Umerov. Un passaggio cruciale, secondo Trump, per capire se “esista davvero un percorso” verso un accordo. Le discussioni proseguiranno nelle prossime ore, mentre Mosca rivendica progressi sul campo che – sostiene – avrebbero indotto l’Occidente a una “valutazione più appropriata” della guerra.
In questo quadro, si alza la tensione anche tra Mosca e Bruxelles. Dmitri Medvedev ha avvertito che l’uso dei beni russi congelati nell’Ue per finanziare un prestito di “riparazioni” a favore di Kiev costituirebbe “un casus belli” ai sensi del diritto internazionale. “Un atto di follia”, ha scritto sui social, che comporterebbe “conseguenze per Bruxelles e per alcuni paesi europei”. Putin, in parallelo, ha invitato l’Europa a “essere coinvolta nella risoluzione della crisi ucraina” invece di “ostacolare” un accordo.



