La polizia di Hong Kong ha arrestato 13 persone sospettate di omicidio colposo in relazione a una serie di incendi scoppiati in diversi appartamenti della città nelle ultime settimane. Secondo le prime ricostruzioni, i roghi sarebbero stati causati da impianti elettrici manomessi e da pratiche abitative irregolari, con conseguenze devastanti per gli inquilini. Gli episodi hanno provocato almeno 8 morti e decine di feriti, molti dei quali ricoverati in condizioni critiche. Le indagini hanno portato alla luce un sistema diffuso di subaffitti illegali, con appartamenti suddivisi in micro-stanze prive di adeguate misure di sicurezza. Tra gli arrestati figurano proprietari, intermediari e tecnici che avrebbero ignorato le norme antincendio pur di massimizzare i profitti. Il commissario di polizia Raymond Siu ha definito l’operazione “un passo necessario per proteggere la vita dei cittadini”, sottolineando che la negligenza degli indagati ha trasformato gli edifici in “trappole mortali”. Le autorità hanno inoltre avviato controlli straordinari su centinaia di immobili sospettati di violazioni. La notizia ha scosso l’opinione pubblica, già sensibile al tema della sicurezza abitativa in una città tra le più densamente popolate al mondo. Organizzazioni civiche hanno chiesto un piano urgente per garantire standard minimi di vivibilità e prevenzione, mentre il governo locale ha promesso nuove misure legislative. Gli arresti segnano un punto di svolta nella gestione delle emergenze urbane a Hong Kong, ma restano aperti interrogativi sulla capacità delle istituzioni di prevenire tragedie simili in futuro.



