Gli elettori svizzeri hanno bocciato due proposte di forte impatto politico e sociale: l’introduzione di una tassa straordinaria sui super ricchi e l’estensione del dovere civico alle donne. I referendum, tenutisi domenica in tutto il Paese, hanno registrato una partecipazione superiore al 60%, confermando l’interesse diffuso per temi che hanno polarizzato il dibattito pubblico nelle ultime settimane. La prima iniziativa, sostenuta da partiti di sinistra e associazioni progressiste, prevedeva un’imposta aggiuntiva sui patrimoni superiori ai 100 milioni di franchi, destinata a finanziare programmi sociali e ambientali. I promotori avevano sottolineato la necessità di ridurre le disuguaglianze e di garantire nuove risorse per la transizione energetica. Tuttavia, il 58% degli elettori ha respinto la proposta, temendo un effetto negativo sulla competitività economica e sulla stabilità fiscale del Paese. Il secondo quesito riguardava l’estensione del dovere civico alle donne, in particolare l’obbligo di partecipare a forme di servizio nazionale, oggi riservato agli uomini attraverso la leva militare o il servizio civile. La proposta, sostenuta da movimenti femministi e da alcuni partiti centristi, mirava a sancire una piena parità di diritti e doveri. Anche in questo caso, però, la maggioranza degli elettori ha detto “no”, con il 55% dei voti contrari. Molti hanno espresso timori per i costi organizzativi e per l’impatto su un sistema di difesa già sotto pressione. Il governo federale ha preso atto dell’esito, ribadendo che “la democrazia diretta è la forza della Svizzera” e che le decisioni popolari saranno rispettate. Gli analisti sottolineano come il doppio rifiuto rifletta una certa prudenza dell’elettorato, restio a modificare equilibri consolidati in materia fiscale e di difesa. La giornata referendaria conferma ancora una volta la centralità del voto popolare nel sistema politico elvetico, capace di orientare in modo diretto le scelte strategiche del Paese.



