La giornata ha segnato una nuova impennata di tensione sul fronte israelo palestinese e in Libano, mentre dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu arrivava l’approvazione, con tredici voti favorevoli e due astensioni (Russia e Cina), la risoluzione che dà via libera al piano di pace proposto da Washington per la Striscia di Gaza. La misura autorizza il dispiegamento di una forza internazionale incaricata di stabilizzare l’enclave e disarmare Hamas, aprendo una nuova fase in un conflitto che, nonostante il cessate il fuoco, continua a produrre vittime e tensioni in tutta la regione. Intanto a Gaza City un raid israeliano ha colpito un’auto nel quartiere di Rimal, uccidendo almeno cinque persone tra cui Alaa Abu Abdallah al Hadidi, alto ufficiale dell’ala militare di Hamas e responsabile dei rifornimenti del suo quartier generale. L’operazione sarebbe stata una risposta a un attacco armato contro le truppe israeliane nella Striscia. Le Idf non hanno fornito dettagli aggiuntivi, mentre da Gaza i media locali hanno denunciato anche un secondo raid su Deir al Balah. Parallelamente, l’esercito israeliano ha riferito che un gruppo di miliziani di Hamas, da settimane nascosti in una rete di tunnel sotto Rafah, ha tentato una fuga verso aree controllate dalle Idf. Quindici sono emersi dal sottosuolo: cinque si sono arresi e sono stati trasferiti in Israele dallo Shin Bet, sei sono stati uccisi da un raid oltre la Linea Gialla mentre, secondo l’esercito, “si avvicinavano alle truppe”. Altri sarebbero riusciti a disperdersi nella zona, dove l’Idf continua la caccia “da terra e dall’alto”. Hamas ha accusato Israele di “continue violazioni” del cessate il fuoco e ha chiesto ai mediatori di Egitto, Qatar e Turchia di “imporre il rispetto degli impegni assunti”. Il movimento ha invocato anche un intervento diretto dell’amministrazione Trump, definendo “urgente” la necessità di pressioni su Tel Aviv. Da parte israeliana, il premier Benjamin Netanyahu ha condizionato la riapertura del valico di Rafah alla restituzione degli ultimi tre ostaggi deceduti: solo allora, ha aggiunto, “chiunque a Gaza voglia lasciare l’enclave dovrebbe poterlo fare”.
Allarme umanitario di Msf e Unicef
In questo quadro continuano, dalla comunità internazionale, gli allarmi umanitari. Medici Senza Frontiere ha denunciato l’insufficienza degli aiuti entrati nella Striscia nonostante il cessate il fuoco del 10 ottobre. L’organizzazione segnala che migliaia di sfollati affrontano il freddo senza tende né coperte, mentre continuano gli spari e gli incidenti vicino alla Linea Gialla a Khan Younis.
Le agenzie Onu hanno invece reso noto che quasi 14mila bambini sono stati vaccinati nel primo ciclo della campagna di recupero, che ha incluso lo screening della malnutrizione: 508 piccoli sono risultati gravemente denutriti e avviati alle cure.
Raid sul Libano, ucciso miliziano
Nel frattempo il conflitto si allarga nuovamente verso il Libano. L’esercito israeliano ha confermato una serie di operazioni contro obiettivi di Hezbollah nel sud del Paese e nella valle orientale della Bekaa. Secondo l’Idf, sono stati colpiti lanciarazzi recentemente posizionati in violazione degli accordi bilaterali, oltre a due siti militari con attività di miliziani e depositi d’armi. L’emittente libanese Al Mayadeen, vicina a Hezbollah, ha parlato di sedici attacchi in poche ore, con almeno un morto e diversi feriti. La popolazione dell’Alta Galilea e delle alture del Golan è stata avvertita della possibilità di udire esplosioni, ma le autorità locali non hanno modificato le istruzioni per i civili. L’Idf ha inoltre annunciato di aver ucciso ieri, in un attacco mirato nell’area di Froun, un membro di Hezbollah ritenuto responsabile di numerose operazioni contro Israele nel corso dell’ultimo anno. L’esercito ha ribadito che continuerà ad agire “per rimuovere ogni minaccia” dal fronte libanese. Parallelamente, il comandante di Unifil, Diodato Abagnara, ha richiamato la centralità del rispetto dell’integrità territoriale libanese in occasione dell’anniversario dell’indipendenza del Paese, invitando a concentrare gli sforzi sul pieno ridispiegamento delle forze armate di Beirut nel sud.
Capo Idf, coloni minano stabilità
Sul fronte interno israeliano, il capo di stato maggiore Eyal Zamirm ha messo in guardia contro l’escalation di violenze dei coloni estremisti in Cisgiordania. Secondo Channel 12, Zamir ha avvertito che questi episodi rischiano di distogliere risorse essenziali dai fronti di Gaza, Libano e Siria, “minando la stabilità in un momento critico”.



