Nella notte di ieri la guerra in Ucraina ha avuto un nuovo picco di intensità, in cielo e a terra. Le forze russe hanno colpito il Paese con un missile balistico Iskander M e almeno 176 droni, circa cento dei quali di tipo Shahed. Secondo l’aeronautica di Kiev le difese anti aeree ne hanno abbattuti 139, ma almeno trentasette testate sono arrivate a bersaglio in quattordici località diverse. Nella regione di Odessa droni russi hanno danneggiato infrastrutture energetiche e distrutto una centrale solare, costringendo le autorità ad attivare la fornitura elettrica di emergenza e ad aprire i cosiddetti centri di invincibilità per la popolazione. La risposta ucraina è arrivata ancora una volta con i droni. Nella regione russa di Volgograd un attacco notturno ha colpito edifici residenziali in diversi quartieri, provocando tre feriti e un incendio in un condominio, secondo quanto riferito dal governatore Andrey Bocharov. Le autorità locali parlano di un massiccio raid intercettato in parte dalla difesa aerea, senza fornire cifre precise. Kiev rivendica inoltre un attacco contro una raffineria di petrolio nella regione di Riazan, a sud est di Mosca, inserito negli sforzi per ridurre la capacità russa di lanciare missili e bombe. Sul terreno l’epicentro resta Pokrovsk, nodo chiave del fronte nel Donetsk. Mosca sostiene di avere proseguito l’avanzata nei settori occidentale, nord occidentale ed orientale della città. Kiev replica di avere fatto saltare in aria la strada che collega Pokrovsk a Selydove, una ventina di chilometri più a sud, ora sotto controllo russo, per impedire al nemico di usarla per infiltrarsi con veicoli leggeri. Nel sud la pressione russa continua anche nella regione di Zaporizhzhia, dove il ministero della Difesa di Mosca annuncia la presa del villaggio di Yablokovo mentre le forze ucraine confermano il ritiro da Novovasylivske per assumere posizioni difensive più favorevoli. Le informazioni non sono verificabili in modo indipendente ma convergono su un quadro di avanzata lenta e costante delle truppe russe a est e nel sud del Paese.
Ferrovie nel mirino
La rete ferroviaria ucraina è sempre più nel mirino. Il vice ministro per le Infrastrutture Oleksii Kuleba riferisce che da luglio gli attacchi contro le infrastrutture ferroviarie sono triplicati e che dall’inizio dell’anno si sono contati già ottocento raid, con danni vicini al miliardo di dollari. I treni in Ucraina trasportano oltre il sessanta per cento delle merci, compreso il grano, e più di un terzo dei passeggeri e degli aiuti militari, il che rende la rete un obiettivo strategico essenziale. Mosca insiste nel dire che colpisce solo infrastrutture militari ed energetiche legate allo sforzo bellico, ma sul campo è impossibile separare gli effetti sulle forze armate da quelli sulla popolazione civile.
Riprende lo scambio di prigionieri
Kiev prova a dare qualche segnale di speranza annunciando la ripresa degli scambi di prigionieri con la Russia. Il segretario del Consiglio di sicurezza nazionale e difesa Rustem Umerov ha fatto sapere di avere lavorato nelle ultime settimane con la mediazione di Turchia ed Emirati Arabi Uniti per riattivare gli accordi di Istanbul, che prevedono la liberazione di milleduecento ucraini detenuti in Russia in cambio di altrettanti prigionieri russi. L’obiettivo, spiega, è permettere a più persone possibili di tornare a casa entro Capodanno e Natale. Umerov ha discusso anche con il primo ministro del Qatar della restituzione dei minori ucraini deportati in Russia.
Scandalo corruzione
Sul fronte interno il presidente Volodymyr Zelensky tenta di rispondere allo scandalo corruzione che scuote il settore energetico, con sette persone incriminate e le dimissioni di due ministri. In un messaggio su X ha riferito di una riunione con la premier Yuliia Svyrydenko e ha annunciato un pacchetto di misure che prevede il rinnovo della Commissione nazionale di regolazione dell’energia e dei servizi pubblici, la sostituzione dei vertici degli ispettorati per la regolazione nucleare e per la supervisione del settore energetico e la nomina di un nuovo direttore del Fondo statale. Dovrà essere rinnovata anche l’Agenzia per il recupero e la gestione dei beni, con la selezione di un nuovo direttore entro fine anno, e verranno preparate le procedure per la vendita dei beni e delle azioni appartenenti a entità russe o a collaboratori fuggiti in Russia, che secondo Zelensky devono essere messi integralmente al servizio della difesa e del bilancio ucraino.
Kallas e Tajani: più sostegno all’Ucraina
Dall’estero arrivano sostegno e moniti. L’Alto rappresentante della Unione Europea Kaja Kallas, intervenuta in videocollegamento alla maratona per la pace organizzata a Roma, ha ribadito che per costruire la pace occorre prepararsi alla guerra e ha chiesto all’Europa di parlare con Mosca nel linguaggio della forza, anche se nel blocco europeo resta aperto il nodo dell’uso degli asset russi congelati. Il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani ha annunciato un nuovo pacchetto di aiuti militari a Kiev precisando che l’obiettivo non è entrare in guerra con la Russia, ma mettere l’Ucraina in condizione di difendersi in attesa di un vero negoziato sul cessate il fuoco.



