Le Guardie Rivoluzionarie iraniane hanno confermato il sequestro della petroliera Talara, battente bandiera delle Isole Marshall, avvenuto nella mattinata del 14 novembre nello strategico Stretto di Hormuz. L’operazione è stata condotta dalle unità di reazione rapida della marina del Corpo delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche (IRGC), su ordine di un’autorità giudiziaria iraniana. Secondo fonti ufficiali, la nave trasportava un carico ritenuto “illegale” dalle autorità iraniane. La Talara, gestita dalla compagnia Columbia e di proprietà della cipriota Pasha Finance, stava navigando verso sud quando ha improvvisamente cambiato rotta, dirigendosi verso le acque territoriali iraniane. Tre piccole imbarcazioni hanno intercettato la petroliera, costringendola a fermarsi. L’episodio ha immediatamente riacceso le tensioni nel Golfo Persico, già teatro di numerosi incidenti simili negli ultimi anni. Lo United Kingdom Maritime Trade Operations (UKMTO) ha emesso un avviso di sicurezza, invitando tutte le navi in transito a “mantenere la massima cautela” e a segnalare qualsiasi attività sospetta. Il sequestro arriva in un momento delicato per la regione, con l’Iran impegnato in esercitazioni militari e manovre di addestramento che, secondo alcuni analisti, potrebbero preludere a un’escalation. Le autorità statunitensi hanno condannato l’atto, definendolo “una provocazione che mette a rischio la libertà di navigazione internazionale”. Non è la prima volta che Teheran ricorre al sequestro di navi per esercitare pressioni diplomatiche o economiche. Lo Stretto di Hormuz, attraverso cui transita circa il 20% del petrolio mondiale, resta uno dei punti più sensibili del commercio globale. La comunità internazionale osserva con attenzione. E mentre la petroliera Talara viene scortata verso un porto iraniano, le cancellerie occidentali valutano le possibili risposte.
