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Putin e Netanyahu tornano a parlarsi mentre in Israele cresce la tensione dell’ultradestra sul governo

domenica, 16 Novembre 2025
1 minuto di lettura

Colloquio telefonico tra Vladimir Putin e Benjamin Netanyahu in un momento di forte instabilità regionale. Secondo quanto riferito dal Cremlino, i due leader hanno avuto “uno scambio approfondito di opinioni” sulla crisi in Medio Oriente, con particolare attenzione alla situazione nella Striscia di Gaza dopo l’accordo sul cessate il fuoco e sullo scambio di detenuti. Nel dialogo sarebbero entrati anche il programma nucleare iraniano e la prospettiva di una stabilizzazione in Siria. L’ufficio del primo ministro israeliano ha confermato la telefonata precisando che l’iniziativa è arrivata dal presidente russo e che si inserisce in una serie di conversazioni recenti che Netanyahu sta conducendo sulle principali questioni regionali.
Intanto Israele sta cercando di influenzare un altro dossier cruciale per gli equilibri regionali. Secondo Axios, il governo israeliano vuole che la vendita di F-35 statunitensi all’Arabia Saudita sia subordinata alla normalizzazione dei rapporti tra Riad e lo Stato ebraico. Il tema sarà discusso martedì alla Casa Bianca, dove il principe ereditario Mohammed bin Salman incontrerà Donald Trump. Quest’ultimo, di recente, ha dichiarato di augurarsi un’adesione saudita agli Accordi di Abramo “nel prossimo futuro”.
Sul fronte interno, Netanyahu subisce la pressione crescente dell’ultradestra. I ministri Bezalel Smotrich e Itamar Ben Gvir gli chiedono di proclamare pubblicamente che Israele non accetterà mai la creazione di uno Stato palestinese. I due accusano il premier di mantenere un “silenzio diplomatico imbarazzante” proprio mentre Stati Uniti e altri Paesi sostengono che il piano in venti punti annunciato da Trump potrebbe aprire la strada all’autodeterminazione palestinese.

La conferma

Una linea ribadita anche dal ministro della Difesa Israel Katz. In un messaggio diffuso sui social, Katz ha dichiarato che “non esisterà mai uno Stato palestinese” e ha definito “Gaza Vecchia” la parte dell’enclave non controllata dai militari israeliani. Secondo Katz, l’area dovrà essere completamente smilitarizzata e Hamas disarmato, con il controllo affidato alle Forze di Difesa israeliane o a una forza internazionale.
Nel frattempo, gli attacchi nella Striscia non sono cessati. Al Jazeera riferisce di raid israeliani sulle zone settentrionali di Rafah e su Gaza City, all’interno della cosiddetta linea gialla, che delimita l’area sotto controllo israeliano anche dopo il parziale ritiro previsto dal cessate il fuoco. Colpiti, secondo la testata, anche Khan Yunis e il quartiere di Zeitun. Le condizioni per le famiglie che vivono vicino alla linea gialla “stanno peggiorando rapidamente”, con demolizioni di edifici residenziali, inverno alle porte e centinaia di migliaia di sfollati ancora senza riparo adeguato.
Intanto, l’agenzia palestinese Wafa riporta che tre persone sono state uccise in un attacco aereo israeliano. E sullo sfondo resta aperta la questione della ricostruzione della Striscia. Secondo il Guardian, il piano sul tavolo prevederebbe “zone verdi”, nelle quali si potrà ricostruire, e “zone rosse” destinate a restare macerie. Una prospettiva che rischia di aggiungere un ulteriore livello di incertezza a un quadro già estremamente instabile.

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