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Donald Trump, Presidente Usa

Trump accelera sui piani per Gaza mentre il Consiglio di sicurezza si prepara al voto

Gaza sarà divisa in due zone: la verde per la ricostruzione, mentre la rossa sarà lasciata in macerie. Gli ostaggi rilasciati nell’ultimo mese incontreranno Donald Trump.
domenica, 16 Novembre 2025
2 minuti di lettura

Nelle stesse ore in cui cresce il pressing per il rilascio degli ultimi ostaggi, sono emersi nuovi dettagli del progetto di Donald Trump per la ricostruzione di Gaza, destinato a essere votato lunedì dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Secondo il Guardian, gli Stati Uniti prevedono una divisione a lungo termine dell’enclave in una zona verde destinata alla ricostruzione e controllata da Israele e da una forza internazionale, e una zona rossa lasciata in macerie almeno nella fase iniziale. Documenti militari visionati dal quotidiano descrivono l’idea di schierare truppe straniere accanto all’esercito israeliano nella parte orientale della Striscia, lungo la linea gialla attualmente controllata da Tel Aviv. Fonti statunitensi avvertono però che il piano è in rapida evoluzione e che diversi scenari sono stati scartati nelle ultime settimane. Il progetto sarà al centro del voto di lunedì al Consiglio di sicurezza, che dovrà pronunciarsi su una bozza di risoluzione americana. Il testo prevede la creazione fino alla fine del 2027 di un comitato per la pace presieduto dal presidente degli Stati Uniti e l’autorizzazione a dispiegare una forza internazionale di stabilizzazione. Washington e diversi Paesi arabi hanno chiesto un approvazione rapida per consolidare il cessate il fuoco che regge a Gaza da alcune settimane. L’ambasciatore americano Mike Waltz ha avvertito che chi non sosterrà la risoluzione si assumerà la responsabilità di un eventuale ritorno alla guerra. Qualsiasi deviazione comporterebbe un costo umano reale, ha scritto sul Washington Post. Sul fronte diplomatico, il segretario di Stato Marco Rubio ha avuto un colloquio con il ministro degli Esteri degli Emirati Arabi Uniti per coordinare gli sforzi di attuazione del piano Trump e discutere della crisi in Sudan. Lunedì è atteso a Washington anche Mohammed bin Salman, alla sua prima visita alla Casa Bianca in sette anni, con l’obiettivo di rilanciare la cooperazione di sicurezza e discutere di una possibile normalizzazione con Israele. La Farnesina guarda con cautela alla proposta americana. Antonio Tajani, ieri a Napoli, ha definito aperto il dibattito sul piano e ha invitato a consolidare la tregua. Ha chiarito che l’Italia sostiene l’autorità nazionale palestinese e considera intollerabile la violenza dei coloni in Cisgiordania. La prospettiva, ha spiegato, è quella di avviare una nuova fase che porti alla nascita di uno Stato palestinese riconosciuto e in grado di riconoscere Israele.

Ostaggi a Washington

Il piano Trump sta già producendo riflessi sul terreno politico. Secondo Haaretz, gli ostaggi liberati il mese scorso si recheranno giovedì alla Casa Bianca per incontrare Trump. Il governo israeliano finanzierà il viaggio pur non avendo organizzato la visita. Intanto a Tel Aviv ieri sera migliaia di persone si sono riunite per chiedere il rientro degli ultimi tre ostaggi di cui Hamas trattiene i corpi. Hanno preso la parola ex ostaggi e familiari delle vittime, in un clima di pressione continua sull’esecutivo.

Altri fronti

Sul fronte regionale la tensione resta alta. Le Guardie rivoluzionarie iraniane hanno confermato di aver sequestrato ieri una petroliera battente bandiera delle Isole Marshall nel Golfo, giustificando l’azione con un ordine giudiziario sul carico. In Yemen il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha rinnovato per un anno le sanzioni contro gli Houthi e ha chiesto agli Stati membri di rafforzare l’embargo sulle armi, condannando gli attacchi lanciati dal gruppo contro obiettivi civili e mercantili nel Mar Rosso e nel Golfo di Aden. La risoluzione è passata con tredici voti favorevoli e le astensioni di Russia e Cina. Infine, la Siria ha segnalato un’esplosione ieri sera a Damasco, che ha ferito una donna. L’episodio arriva in un contesto di instabilità persistente nella capitale dopo la caduta del governo Assad e segue una lunga serie di attacchi attribuiti a gruppi non identificati.

Palestinesi in sudafrica

In Sudafrica intanto le autorità hanno avviato un’indagine sull’arrivo imprevisto di centocinquantatre palestinesi giunti da Nairobi senza documenti validi. Dopo un primo rifiuto, centotrenta di loro sono stati ammessi con una esenzione dal visto. Le autorità sospettano l’intervento di una organizzazione non registrata che avrebbe organizzato il viaggio in modo irregolare. Il Cogat israeliano sostiene che i palestinesi avevano già ottenuto l’autorizzazione d’ingresso da Pretoria.

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