Il senatore statunitense Marco Rubio ha lanciato un appello urgente alla comunità internazionale per interrompere le forniture di armi alle Forze di Supporto Rapido (RSF), protagoniste del sanguinoso conflitto in Sudan. “Non possiamo restare a guardare mentre si compiono atrocità contro i civili,” ha dichiarato Rubio al termine del vertice G7 in Canada, dove il Sudan è stato inserito tra le priorità umanitarie emergenti. Secondo il Dipartimento di Stato americano, le RSF sono responsabili di omicidi di massa, stupri e violenze sistematiche nella regione di el-Fasher, capitale del Nord Darfur. Le accuse più gravi riguardano l’uso di armi europee, in particolare bulgare, che sarebbero transitate attraverso gli Emirati Arabi Uniti e la Libia, violando l’embargo internazionale. Rubio ha chiesto un’indagine ONU e un blocco immediato delle rotte di approvvigionamento, sottolineando il ruolo ambiguo di Abu Dhabi, accusata di sostenere le RSF con mercenari e armamenti sofisticati. Gli Emirati hanno respinto le accuse, ma l’esercito sudanese ha già interrotto le relazioni diplomatiche con il Paese del Golfo. La caduta di el-Fasher ha provocato oltre 90.000 sfollati, mentre altri 50.000 sono in fuga dai Kordofan, secondo l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni. L’ONU ha definito la situazione “intollerabile”, e Amnesty International parla di “crimini contro l’umanità in corso”. Rubio, noto per le sue posizioni interventiste, ha proposto sanzioni mirate contro i fornitori di armi e un rafforzamento del supporto umanitario alle vittime. “Il Sudan non può diventare un laboratorio di impunità,” ha detto. “Serve una risposta coordinata, ferma e immediata.” Il conflitto, iniziato nell’aprile 2023, ha già causato oltre 30.000 morti e devastato infrastrutture civili in tutto il Paese. Mentre il mondo guarda a Gaza e all’Ucraina, il Sudan rischia di essere dimenticato — e Rubio vuole impedirlo.

