Torna a infiammarsi il fronte di Pokrovsk-Mirnograd. Il ministero della Difesa russo ha annunciato l’avvio di una nuova offensiva nella regione del Donetsk, uno dei settori più contesi della linea di contatto. Secondo il Cremlino, “la posizione del regime di Kiev si sta deteriorando di giorno in giorno” e “prima o poi dovrà negoziare da una posizione peggiore”, ha affermato il portavoce Dmitry Peskov.
Mentre sul terreno la pressione militare russa cresce, Kiev è scossa da un nuovo scandalo di corruzione. Il presidente Volodymyr Zelensky ha chiesto e ottenuto le dimissioni dei ministri della Giustizia e dell’Energia, Herman Halushchenko e Svitlana Hrynchuk, coinvolti in un’inchiesta che avrebbe portato alla distrazione di oltre 100 milioni di dollari nel settore energetico, in particolare attorno all’operatore nucleare nazionale Energoatom. Nelle indagini compare anche il nome di Timur Minditch, ex collaboratore del presidente, fuggito all’estero poco prima dell’esplosione del caso.
“È assolutamente inaccettabile che continuino a esistere stratagemmi nel settore energetico mentre il Paese subisce attacchi e perdite”, ha dichiarato Zelensky, che ha anche annunciato sanzioni personali contro due funzionari coinvolti. Il presidente ha poi lanciato un nuovo allarme: “La Russia si prepara a scatenare una guerra su larga scala nel continente europeo entro cinque anni al massimo. Dobbiamo fermarli ora, in Ucraina, e ridurre le loro capacità economiche e militari”.
Il sostegno dell’Ue
Da Bruxelles è arrivato il sostegno dell’Unione europea. La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha confermato l’erogazione di quasi 6 miliardi di euro a Kiev come parte del piano di assistenza per i prossimi due anni. “Putin vuole usare l’inverno come arma per congelare l’Ucraina e piegarla, ma fallirà ancora una volta”, ha detto intervenendo al Parlamento europeo. “Ripareremo i danni alle infrastrutture energetiche e rafforzeremo la rete elettrica con oltre 2 gigawatt di esportazioni”.
Sul piano diplomatico, il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha dichiarato che Mosca resta “pronta a un secondo vertice russo-americano a Budapest”, anche se “non è stata fissata alcuna data”. Intanto infuria la polemica con la stampa italiana: il ministero russo ha accusato il Corriere della Sera di censura per aver rifiutato di pubblicare un’intervista con Lavrov. La direzione del quotidiano ha replicato definendo il testo “pieno di accuse e tesi propagandistiche” e ribadendo la disponibilità a un confronto “solo nel rispetto del giornalismo libero e indipendente”.



