Ieri una piazza San Pietro gremita di oltre 45mila fedeli ha accolto le parole di Papa Leone XIV che durante l’udienza giubilare del mondo del lavoro ha rivolto un messaggio forte su uno dei temi a lui più cari: “Il lavoro deve essere una fonte di speranza e di vita, che permetta di esprimere la creatività dell’individuo e la sua capacità di fare del bene”. L’incontro, cui hanno partecipato rappresentanti della Confederazione Italiana Liberi Professionisti, della Società cooperativa Dedalo di Como e dell’Associazione Brindisi e le strade antiche, si è svolto nel segno dell’ascolto e della riflessione sul valore umano e spirituale del lavoro, tema centrale del Giubileo 2025, dedicato alla speranza come virtù che trasforma la società e restituisce dignità a chi vive in difficoltà.
Un invito alla responsabilità collettiva
Il Pontefice ha lanciato un appello alle istituzioni, al mondo economico e alla società civile affinché “si impegnino insieme per creare valide opportunità occupazionali, che offrano stabilità e dignità”.
Il Santo Padre ha posto l’accento in particolare sui giovani, troppo spesso esclusi dal mercato del lavoro o costretti alla precarietà: “Auspico che i giovani possano realizzare i propri sogni e contribuire al bene comune. Il lavoro non deve essere solo una necessità economica, ma una via per costruire sé stessi e servire gli altri”. Un richiamo che si è inserito in una più ampia riflessione sul valore etico e relazionale del lavoro, che secondo Leone XIV “non può ridursi a produttività e guadagno, ma deve restituire fiducia e senso alla vita quotidiana”.
“Sperare è testimoniare”
La catechesi di ieri, intitolata ‘Sperare è testimoniare’, è stata dedicata alla figura del beato Isidore Bakanja, giovane laico congolese martirizzato per la sua fede e proclamato patrono dei laici africani nel 1994. Il Vescovo di Roma ha ricordato la sua testimonianza come esempio di coraggio e dignità nella fatica del lavoro e ha ricordato che “la speranza nasce quando l’uomo rifiuta di cedere al male e continua a fare del bene anche nel dolore. Sperare è testimoniare che la terra può davvero somigliare al cielo. È la parola della Croce che rompe la catena del male e genera una forza nuova, quella della giustizia e della pace”.
Un messaggio che, nelle parole del Pontefice, interpella le Chiese del Nord e del Sud del mondo: “L’Africa ci dona giovani testimoni di fede che ricordano a tutti che la speranza cristiana non è un sentimento vago, ma una responsabilità concreta”.
“Il lavoro unisce”
Nella parte conclusiva dell’udienza il Prevosto ha rivolto un saluto ai pellegrini di tutto il mondo, pronunciando brevi messaggi in inglese, tedesco, spagnolo e polacco. Nel saluto ai fedeli italiani ha ribadito il valore del patrimonio spirituale delle comunità ecclesiali e ha esortato a “trarre dal Vangelo il coraggio di affrontare le sfide della società contemporanea”. Tornando al tema centrale della giornata, Leone XIV ha concluso: “Il lavoro non deve essere schiavitù né competizione cieca, ma un’esperienza di collaborazione, di servizio e di costruzione del bene comune. È lì che si misura la civiltà di un popolo: nella capacità di far sì che ogni uomo e ogni donna possano vivere del proprio lavoro con serenità e dignità”.
Infine, rivolgendosi ai giovani, ai malati e agli sposi novelli, il Papa ha augurato che “questa esperienza giubilare sia per tutti fonte di pace, di coraggio e di rinnovato impegno nel testimoniare la speranza cristiana nel mondo”.



