Ieri a Roma il Ministero degli Esteri ha convocato l’ambasciatore russo Alexey Paramonov dopo le parole della portavoce Maria Zakharova sul crollo della Torre dei Conti. La Farnesina ha definito quelle frasi squallide e rivelatrici di un abisso di volgarità. Fonti italiane hanno ricordato che il Paese esprime solidarietà a chi soffre e che il sostegno a Kiev nasce anche da questo principio. In questo quadro la convocazione dell’ambasciatore russo segna una linea di fermezza confermata dal ministro della Difesa Guido Crosetto, che ha preannunciato un nuovo pacchetto di aiuti compatibile con i limiti delle scorte nazionali.
La polemica arriva mentre sul fronte orientale infuria la battaglia per Pokrovsk, nodo ferroviario e stradale decisivo per l’accesso verso ovest nel Donbass. Kiev sostiene di avere fermato i tentativi russi di tagliare la strada verso Rodynske e di essere passata al contrattacco. Il settimo corpo di risposta rapida parla di una bonifica attiva nella parte nord della città e di rinforzi schierati anche a Myrnohrad, dove la situazione è tesa ma considerata gestibile. Mosca rivendica avanzate nei quartieri di Prigorodny e attacchi notturni contro siti militari e infrastrutture energetiche ucraine.
Sul terreno resta una guerra di attrito fatta di piccoli gruppi d’assalto, di artiglieria e di droni. Oleksandr Syrskyi descrive un quadro più ampio. Secondo il comandante in capo, le forze ucraine stanno aumentando la pressione sull’asse di Dobropillja per disperdere i reparti russi impegnati su Pokrovsk. Sarebbero stati riconquistati centinaia di chilometri quadrati tra aree prima occupate e zone grigie.
Il progetto di mappatura Deep State conferma progressi ucraini nell’area. Nella notte tra domenica e lunedì lo Stato maggiore di Kiev ha rivendicato un attacco alla raffineria di Saratov in Russia, con incendi nell’impianto ELOU AVT sei, e colpi a depositi logistici in territorio occupato nella regione di Luhansk. L’intelligence militare ucraina ha inoltre diffuso immagini dell’azione contro un posto di comando del sistema di difesa aerea S 400 in Crimea. Da parte russa arrivano notizie di un civile ucciso da droni ucraini nella zona di Kherson. Le amministrazioni locali ucraine riferiscono di tre morti per raid russi tra Chernihiv e Sumy.
Allargamento UE
La dimensione internazionale pesa quanto quella militare. Domani la Commissione europea pubblicherà il pacchetto annuale sull’allargamento. Ucraina e Moldavia sarebbero pronte ad aprire tutti i sei cluster negoziali. Bruxelles segnalerà progressi in Montenegro e in Albania, mentre richiamerà Serbia, Bosnia e Macedonia del Nord su riforme e allineamento. Kosovo in rallentamento per lo stallo politico. Georgia e Turchia ferme ai blocchi. In parallelo, Berlino spinge per chiudere ogni importazione di acciaio russo ancora fuori dalle maglie sanzionatorie.
Cina e Turchia rallentano il greggio russo
La guerra energetica mostra movimenti sensibili. Bloomberg scrive che alcune raffinerie cinesi avrebbero ridotto gli acquisti di greggio russo dopo le ultime sanzioni occidentali. Reuters segnala scelte simili in Turchia, con maggiori volumi non russi per non compromettere l’export di carburanti verso l’Europa. Sul fronte degli aiuti militari, Londra avrebbe rifornito Kiev di nuovi Storm Shadow per sostenere la campagna di lungo raggio. Intanto un’inchiesta nei Paesi Bassi rivela la presenza di centinaia di chip occidentali nei droni e nei missili russi, molti prodotti dopo il febbraio 2022, a conferma delle falle nelle catene di approvvigionamento.
Ipotesi summit al G20
Si muove anche la diplomazia di vertice. Il presidente finlandese Alexander Stubb ha proposto un incontro tra Donald Trump e Vladimir Putin a fine mese al G20 di Johannesburg, con la possibile presenza di Volodymyr Zelensky. Resta però il nodo del mandato della Corte penale internazionale su Putin e l’adesione sudafricana allo statuto. Dalla Cina il premier Li Qiang ha ricevuto il collega russo Mikhail Mishustin e ha parlato di interessi di sicurezza condivisi e di più cooperazione economica. In Occidente cresce la pressione per ridurre le rendite energetiche del Cremlino.
Linea USA su armi e test nucleari
Dagli Stati Uniti arrivano messaggi incrociati. Il presidente Trump ha dichiarato che per ora non sta valutando l’invio dei missili Tomahawk a Kiev. In una intervista televisiva ha evocato test nucleari in Russia, Corea del Nord e anche in Cina, che però nega e ribadisce la dottrina del non primo uso. La Casa Bianca sostiene che non è coinvolta nelle discussioni sugli asset russi congelati, dossier che resta centrale nelle capitali europee.
				
            
                

