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I resti consegnati da Hamas non sono degli ostaggi, scontro con Israele

Ancora attacchi israeliani a Khan Yunis. Onu: "Aggressioni Idf presso linea gialla"
domenica, 2 Novembre 2025
2 minuti di lettura

Mentre nel dibattito interno israeliano fa rumore una rara intervista di Yuval Rabin che accusa Benjamin Netanyahu di pensare solo alla propria sopravvivenza politica e ricorda il clima di odio che precedette l’assassinio del padre Yitzhak, ieri la Croce Rossa ha trasferito in Israele resti parziali di tre corpi ricevuti da Hamas, ma dopo i primi esami non sono risultati appartenere agli ostaggi del sette ottobre.

Le Brigate al Qassam dicono di voler recuperare insieme gli undici corpi che ritengono ancora a Gaza e chiedono attrezzature e squadre coordinate da mediatori e Comitato internazionale, anche oltre la cosiddetta Linea Gialla, l’area che secondo fonti palestinesi coincide con il cinquantatre per cento del territorio sotto controllo militare israeliano. Il movimento islamico sostiene inoltre di avere proposto la consegna di soli campioni e afferma che è stata Israele a chiedere i corpi interi.

La tregua rimane quindi fragilissima, con ricadute gravi sulla popolarità del governo israeliano. Un sondaggio del Canale dodici indica che quasi sette israeliani su dieci ritengono il Paese ormai dipendente dagli Stati Uniti e molti pensano che Washington influenzi le scelte militari a Gaza. Sul campo, l’aviazione israeliana ha colpito all’alba di ieri il sud della Striscia e unità navali hanno aperto il fuoco verso le coste di Khan Yunis. Nel nord, media locali segnalano tiri di artiglieria a Beit Lahiya.

Secondo l’agenzia Wafa due palestinesi sono morti in episodi distinti, con un terzo ferito nella zona centrale. Dalla stessa Wafa arrivano nuovi numeri sulla guerra iniziata nel duemilaventitre: quasi sessantanovemila vittime e oltre centosettantamila feriti. Le cifre non sono verificabili in modo indipendente.

Diplomazia sotto pressione

Sul fronte politico e della sicurezza la tregua resta appesa. Per il ministro degli Esteri giordano Ayman Safadi, intervenuto al Manama Dialogue, la permanenza di forze israeliane a Gaza mette a rischio il cessate il fuoco. Amman e Berlino ribadiscono che la forza internazionale prevista dal piano statunitense richiede un mandato del Consiglio di sicurezza. Gli Stati Uniti escludono l’invio di propri soldati.

L’Indonesia si dice disponibile a contribuire con migliaia di militari, ma attende un quadro giuridico chiaro. La Giordania non invierà truppe ma offre formazione e cooperazione. In questo quadro si annuncia per lunedì a Istanbul un vertice dei ministri degli Esteri di diversi Paesi musulmani per fare il punto sul cessate il fuoco e sui passi successivi. A Roma venerdì sette novembre è atteso Abu Mazen per incontri con il presidente Mattarella e con la presidente del Consiglio Meloni. È previsto anche un incontro con il Papa, non ancora ufficializzato.

Le voci della Chiesa e delle agenzie internazionali

Anche il patriarca di Gerusalemme Pierbattista Pizzaballa prevede che la tregua terrà, perché voluta da Washington e dai Paesi arabi. Nello stesso tempo denuncia la situazione in Cisgiordania, con territori senza legge, checkpoint che bloccano i movimenti e attacchi dei coloni che colpiscono pure la raccolta delle olive. L’Unrwa parla di un ottobre tra i più violenti da quando monitora gli abusi dei coloni, con effetti diretti sul principale sostentamento di molte famiglie palestinesi. Intanto una commissione palestinese segnala nuove procedure israeliane per esaminare oltre duemila unità abitative in vari insediamenti, con migliaia di piani già approvati o in iter dopo il sette ottobre.

Tensione sul confine con Libano e Siria

Sul confine settentrionale l’Idf rivendica l’uccisione, in un secondo raid con droni nel Sud del Libano, di un dirigente militare di Hezbollah legato alla Radwan Force. In Siria, l’agenzia Sana riferisce di una nuova incursione israeliana nell’area di Quneitra, con un convoglio diretto verso al Tal al Ahmar. Da mesi si registrano operazioni transfrontaliere nel Sud del Paese. Le notizie sono di parte e difficili da verificare.

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