“Su una scala da uno a dieci, darei dodici.” Così il presidente statunitense Donald Trump ha descritto l’incontro con il leader cinese Xi Jinping, tenutosi il 30 ottobre a Busan, in Corea del Sud, a margine del vertice APEC. Il faccia a faccia, durato poco meno di due ore, ha segnato una svolta nei rapporti tra le due superpotenze, con Trump che ha dichiarato: “Eravamo d’accordo su quasi tutto.” Secondo quanto riferito dal presidente americano a bordo dell’Air Force One, i due leader hanno raggiunto un’intesa preliminare su terre rare, dazi doganali e cooperazione sul fentanyl. In particolare, Pechino si sarebbe impegnata a rimuovere alcune restrizioni all’esportazione di terre rare, cruciali per l’industria tecnologica e militare statunitense. In cambio, Washington ridurrà i dazi su alcuni prodotti cinesi dal 57% al 47%. “Abbiamo fatto più progressi in due ore che in due anni di negoziati,” ha affermato Trump, aggiungendo che una visita ufficiale in Cina è prevista per aprile 2026. Xi Jinping, da parte sua, ha parlato di “un dialogo costruttivo” e ha auspicato che l’intesa venga formalizzata “il prima possibile”. Il vertice si è svolto in un clima sorprendentemente disteso, con sorrisi, strette di mano e un dono simbolico da parte cinese: una scultura in giada raffigurante due draghi intrecciati, “simbolo di equilibrio e forza condivisa”. Nonostante l’ottimismo, alcuni analisti invitano alla cautela: “Molti dettagli restano vaghi, e la Cina non ha ancora confermato ufficialmente le cifre annunciate da Trump,” ha osservato il think tank CSIS. Tuttavia, l’incontro ha segnato una pausa nell’escalation commerciale e un possibile riavvicinamento dopo anni di tensioni. Con questo vertice, Trump conclude il suo tour asiatico rafforzando il messaggio di una leadership americana assertiva ma aperta al dialogo, mentre Xi rilancia l’immagine di una Cina “pronta a cooperare, ma da pari a pari”.



