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Tregua a rischio: nuovi raid israeliani, oltre cento vittime palestinesi

mercoledì, 29 Ottobre 2025
2 minuti di lettura

La tregua tra Israele e Hamas, mediata dagli Stati Uniti, ha vacillato nuovamente dopo una giornata di violenti scontri. L’aviazione israeliana ha colpito decine di obiettivi nella Striscia di Gaza su ordine del premier Benjamin Netanyahu, in risposta a un attacco contro le forze dell’Idf a Rafah e a quella che Israele definisce una “violazione dell’intesa sugli ostaggi”. Secondo la Protezione civile di Gaza, i raid avrebbero causato almeno cento morti, tra cui trentacinque minori. Le autorità sanitarie della Striscia, citate dall’agenzia Wafa, parlano di “attacchi contro case e tende di sfollati”, con numerose vittime intrappolate sotto le macerie. Da ieri, il bilancio complessivo delle vittime palestinesi dal 2023 sarebbe salito a oltre 68 mila morti, in gran parte donne e bambini, e più di 170 mila feriti.

Netanyahu ordina raid immediati

L’ufficio del primo ministro ha confermato che Netanyahu ha ordinato “potenti attacchi” dopo consultazioni con l’esercito e il gabinetto di sicurezza. La decisione è arrivata sotto la pressione dei ministri dell’estrema destra Ben Gvir e Smotrich, che chiedono la “distruzione totale di Hamas” dopo il caso dei “resti sbagliati” di un ostaggio restituiti alla parte israeliana. Il ministro della Difesa Israel Katz ha ribadito che “non ci sarà immunità per i leader di Hamas, né in giacca e cravatta né nei tunnel”, aggiungendo che “chiunque alzi una mano contro i soldati dell’Idf ne pagherà il prezzo intero”. Contestualmente, Katz ha firmato un’ordinanza che vieta alla Croce Rossa di visitare i detenuti palestinesi, definendo tali visite “una minaccia alla sicurezza dello Stato”.

Operazioni anche in Cisgiordania

Parallelamente, le forze israeliane hanno preso d’assalto diversi villaggi e città nel governatorato di Nablus. Secondo Wafa, truppe dell’Idf sono entrate a Qusraa, Burqa e nei campi profughi di Askar e Jenin, dove tre giovani palestinesi sono stati uccisi e i loro corpi trattenuti dai militari.

Reazioni internazionali

Negli Stati Uniti, Donald Trump ha difeso la risposta israeliana, dichiarando a bordo dell’Air Force One che “Israele ha il diritto di rispondere” e che “nulla metterà a rischio il cessate il fuoco”. Anche il vicepresidente JD Vance ha minimizzato la crisi, parlando di “scaramucce” che “non compromettono la pace”. Diversa la posizione della Turchia, che ha accusato Israele di “violazione del cessate il fuoco”, e della Germania, che ha espresso “profonda preoccupazione”. Il ministro degli Esteri Johann Wadephul, in partenza per un tour in Medio Oriente, ha ricordato che “solo un impegno duraturo per la pace potrà spezzare il ciclo di guerra e distruzione”.

Crosetto: “La tregua va difesa a ogni costo”

Anche da Roma arrivano appelli alla moderazione. Il ministro della Difesa Guido Crosetto ha dichiarato che “la tregua va difesa a ogni costo” e che l’Italia continuerà a sostenere ogni iniziativa diplomatica volta a consolidarla.

Pizzaballa: “Senza la Cisgiordania non ci sarà pace a Gaza”

Il patriarca latino di Gerusalemme, Pierbattista Pizzaballa, ha messo in guardia dal pensare che la pace possa limitarsi alla Striscia: “La questione palestinese è un tutt’uno. Non si può pacificare Gaza dimenticando la Cisgiordania”. Il cardinale ha aggiunto che “per una pace vera servono inclusione, giustizia e due Stati che convivano in sicurezza e dignità”, invocando “una nuova leadership” sia israeliana che palestinese. Nonostante le rassicurazioni ufficiali, il fragile cessate il fuoco sembra nuovamente sull’orlo del collasso. Sul terreno, tra macerie e sfollati, la popolazione di Gaza vive ancora una volta la sospensione precaria tra guerra e tregua.

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