Ieri Bruxelles e le capitali nordiche hanno dato segnali di irrigidimento sul fronte ucraino mentre Kiev spinge per aprire un canale di diplomazia. Ursula von der Leyen, a Stoccolma, ha avvertito che l’Unione “non tollererà incursioni” nello spazio aereo europeo dopo le segnalazioni di palloni usati per il contrabbando dalla Bielorussia verso la Lituania. Per la presidente della Commissione è un’ulteriore prova della necessità di una “roadmap per la prontezza” con sorveglianza del fianco orientale e un’iniziativa sui droni. Al Consiglio Nordico, Danimarca e Finlandia hanno rilanciato l’uso dei beni russi immobilizzati per finanziare un prestito di riparazione a Kiev; von der Leyen ha definito giuridicamente “valida” l’opzione, pur complessa sul piano tecnico. Da Kiev, Volodymyr Zelensky ha annunciato per fine settimana un incontro tra consiglieri ucraini ed europei su un piano di cessate il fuoco: “Non è la pace, è l’avvio della diplomazia”, ha detto, ribadendo la linea rossa sulla integrità territoriale. Il presidente ucraino ha chiesto agli alleati europei un impegno finanziario stabile per “altri 2-3 anni”, fondi da usare per armi se la guerra prosegue o per la ricostruzione se si chiude prima. Sul terreno ha indicato Pokrovsk, nel Donetsk, come obiettivo principale di Mosca, con piccoli nuclei russi che cercano infiltrazioni urbane. Ha rivendicato che oltre il 90% dei colpi in profondità su raffinerie russe è stato eseguito con sistemi di fabbricazione nazionale e ha sollecitato pressioni su Pechino perché riduca l’import energetico dalla Russia. Dal fronte opposto, Sergei Lavrov ha sostenuto che Mosca è “pronta a consolidare” garanzie di non attacco a Paesi Nato o Ue, salvo escludere “dialoghi significativi con le élite europee” che, a suo dire, preparano “una grande guerra”. Il Cremlino, per bocca del portavoce Dmitry Peskov, ha ammonito che gli europei “dovranno sborsare sempre più denaro” se continueranno a sostenere Kiev, elogiando invece Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca per posizioni più scettiche. In Bielorussia, Alexander Lukashenko ha definito “una truffa folle” la chiusura dei confini annunciata da Vilnius, mentre i premier norvegese e finlandese hanno ribadito di non temere i test russi e di essere “preparati”.
Energia e sanzioni
Il quadro energetico riflette l’impatto delle nuove misure statunitensi: secondo Bloomberg, le grandi raffinerie pubbliche indiane stanno valutando come continuare ad acquistare greggio russo aggirando Rosneft e Lukoil, finite in sanzioni, e rivolgendosi a operatori minori non colpiti. Lukoil ha annunciato l’intenzione di vendere gli asset esteri. In Germania, Berlino ha ricevuto garanzie scritte da Washington sull’esenzione delle attività locali di Rosneft, sotto amministrazione fiduciaria dal 2022. Nel Baltico, la tv finlandese Yle ha contato oltre trenta petroliere della “flotta ombra” russa nel Golfo di Finlandia in una settimana, con autorità ed esperti che avvertono del rischio ambientale per navi vecchie e con tracciamento disattivato.
Industria aeronautica
Sul capitolo sicurezza e industria, Mosca ha fatto volare un secondo prototipo dell’MC-21 con componenti nazionali per ridurre la dipendenza da Airbus e Boeing, mentre l’indiana HAL ha firmato un’intesa con la russa UAC per produrre in India l’SJ-100 destinato al mercato regionale, scelta che potrebbe alimentare tensioni con l’Occidente. Intanto Pyongyang ha riferito di colloqui “strategici” al Cremlino tra il ministro degli Esteri nordcoreano Choe Son Hui e Vladimir Putin per rafforzare la cooperazione bilaterale.
Diritti umani e dossier Onu
Dall’Onu arriva un ulteriore tassello legale: la Commissione d’inchiesta sull’Ucraina ha qualificato come crimini contro l’umanità gli attacchi russi con droni a corto raggio diretti a civili e infrastrutture civili sulle linee del fronte, documentando anche deportazioni e trasferimenti forzati nelle aree occupate di Zaporizhzhia. Sul versante della diplomazia religiosa, il cardinale Pietro Parolin ha auspicato un coinvolgimento ampio della comunità internazionale, “anche della Cina”.



