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Robert Prevost Papa Leone XIV, Viktor Orban Primo Ministro Ungheria

Leone XIV: udienze con i reali del Belgio e Viktor Orbán. Il Pontefice richiama Stati e istituzioni

In Vaticano incontri sul ruolo della famiglia, la pace e l’etica pubblica
martedì, 28 Ottobre 2025
2 minuti di lettura

Nella giornata di ieri il Pontefice ha ricevuto in udienza ufficiale Re Filippo del Belgio e Regina Mathilde del Belgio presso i palazzi vaticani. Si tratta di un momento significativo nelle relazioni diplomatiche tra la Santa Sede e la monarchia belga, che da tempo mantengono un dialogo di natura sia istituzionale sia spirituale. Durante l’incontro è stata sottolineata la volontà di rafforzare la cooperazione su temi come la famiglia, la società civile e le responsabilità condivise dai popoli cristiani. In un gesto simbolico, la Regina Mathilde ha indossato il “privilège du blanc” – ovvero il diritto che alcune sovrane cattoliche hanno di presentarsi in abito bianco in udienza papale – un elemento che richiama l’importanza formale e storica dell’incontro.

Udienza con il primo ministro ungherese Viktor Orbán

Sempre ieri il Papa ha ricevuto in Vaticano il Primo ministro dell’Ungheria Viktor Orbán. Il colloquio ha riguardato key-tema internazionali quali la guerra in Ucraina, la situazione umanitaria, la presidenza ungherese del Consiglio dell’Unione Europea e la promozione dei valori della famiglia. L’incontro è stato definito come occasione per «rafforzare le solide relazioni bilaterali» tra l’Ungheria e la Santa Sede e per condividere visioni sul ruolo sociale della Chiesa cattolica nel Paese. Nel comunicato sono esplicitamente citati l’impegno nei confronti dei giovani, delle famiglie e delle comunità cristiane vulnerabili. Il riferimento alla guerra in Ucraina – cioè allo scontro iniziato nel 2022 tra Russia e Ucraina, con impatti europei e globali – è apparso chiaro e parte integrante delle riflessioni.

Il richiamo del Papa alla conversione dalla corruzione

In una messa presieduta sabato scorso in Vaticano, il Papa ha rivolto un forte richiamo alle istituzioni statali: «Se uno Stato non si converte dalle ingiustizie che lo minacciano e dalla corruzione che lo rovina, rischia di morire». Si è spiegato che la «conversione» non è mera formalità, ma un vero cambiamento morale nei comportamenti pubblici. Ha inoltre affermato che «È lavorando con onestà che si costruisce lo Stato, prendendosi cura del bene comune». Con l’espressione «bene comune» si fa riferimento alle condizioni materiali, sociali e morali che permettono a ogni cittadino di vivere dignitosamente in comunità. Durante l’omelia il Pontefice ha citato come esempi tre figure italiane: Alcide De Gasperi, Salvo D’Acquisto e Rosario Livatino, segnalando che la legalità e il servizio pubblico non sono solo norme ma stili di vita.

Perché questi appuntamenti sono rilevanti per tutti

Questi incontri diplomatici della Santa Sede con i reali del Belgio e con il primo ministro dell’Ungheria non vanno letti solamente come rituali formali. Essi indicano che la Chiesa cattolica vuole essere attiva – sul piano internazionale – nei dibattiti contemporanei sulla pace, sulla famiglia, sulla giustizia e sulla responsabilità civile. Il richiamo alla corruzione e all’onestà dello Stato non riguarda solo i governi: riguarda ogni cittadino, ogni comunità, ogni istituzione che contribuisce alla vita comune. Quando si afferma che uno Stato «rischia di morire» se non si trasforma internamente, si invita a considerare l’etica pubblica come elemento fondamentale della convivenza. Per chi domani leggerà questo articolo, è utile vedere questi momenti non come eventi lontani, ma come specchi nei quali possiamo cogliere che fede, istituzioni e società sono interconnesse.

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