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Raid su Kiev, pressioni su Mosca e spiragli di negoziato. Trump, con Xi parleremo di Russia

Zelensky accusa il Presidente russo di puntare ad "un disastro umanitario quest'inverno". Starmer definisce ridicole le richieste di Putin sui territori
domenica, 26 Ottobre 2025
3 minuti di lettura

La giornata di ieri è stata segnata da nuovi attacchi russi contro infrastrutture energetiche e aree residenziali, mentre sul fronte diplomatico si moltiplicano i segnali – ancora contraddittori – di un possibile approdo al negoziato. Volodymyr Zelensky ha accusato il Cremlino di puntare a “un disastro umanitario” con i bombardamenti d’autunno sulla rete elettrica, mentre da Washington e Pechino arrivano messaggi intrecciati: Donald Trump annuncia che con Xi Jinping parlerà di Russia e “vorrebbe che la Cina aiutasse”, e l’inviato speciale di Vladimir Putin, Kirill Dmitriev, sostiene che le parti siano “ragionevolmente vicine” a una soluzione diplomatica. Trump ha fatto sapere che nel colloquio con Xi Jinping affronterà direttamente il dossier russo-ucraino, con l’auspicio di un ruolo attivo di Pechino. È un tassello cruciale del triangolo strategico: se davvero, come sostiene Dmitriev, le posizioni sarebbero meno distanti, l’intervento cinese potrebbe accelerare o, al contrario, irrigidire le parti, a seconda delle garanzie di sicurezza e dei confini provvisori del cessate il fuoco che dovessero emergere. Tuttavia Kiev è stata colpita nella notte. Il sindaco Vitali Klitschko ha riferito incendi in diversi quartieri e almeno otto feriti; nel distretto di Darnytskyi un razzo è caduto vicino a edifici residenziali e a un asilo, lasciando un cratere profondo. Nella regione di Dnipropetrovsk i raid con droni e missili hanno ucciso due persone e ne hanno ferite sette. Durante l’allarme aereo anche la ministra dell’Economia tedesca Katherina Reiche, in visita a Kiev con una delegazione imprenditoriale, è stata costretta a rifugiarsi in un bunker: un episodio che, ha detto, “mostra la quotidianità degli ucraini sotto attacco”. Berlino promette sostegno per la ricostruzione della rete energetica.

Armi, sanzioni e “Volenterosi”

A Londra si è riunita la coalizione dei Volenterosi. Il premier britannico Keir Starmer ha definito “ridicole” le richieste russe sui territori occupati e ha spinto per usare i beni sovrani russi congelati a favore della difesa ucraina. Dall’incontro sono arrivati nuovi impegni: Emmanuel Macron ha annunciato l’invio di ulteriori missili Aster, programmi di addestramento e caccia Mirage nelle prossime settimane. Da Roma è trapelata l’ipotesi di un 12° pacchetto di aiuti italiani focalizzato su munizioni e difesa aerea, ma il ministero della Difesa ha smentito l’invio di missili o munizionamento SAMP/T, ricordando che ogni eventuale fornitura resta classificata e comunicata nelle sedi istituzionali. Sul fronte sanzioni, dopo il pacchetto statunitense che colpisce Rosneft e Lukoil e il 19° pacchetto Ue, Trump ha replicato a Putin: il presidente russo sostiene che le misure non avranno “un grande effetto”, ma per Trump “non ha ragione”. Mark Rutte, segretario generale della Nato, parla di pressione crescente su Mosca e di un Cremlino “a corto di denaro, truppe e idee”. Parallelamente la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola ha rivendicato l’inedita compattezza Ue maturata in questi tre anni e mezzo, pur riconoscendo le sensibilità diverse, in particolare sul nodo giuridico e finanziario legato agli asset russi congelati, con il Belgio in prima linea per le garanzie richieste. “Non possiamo essere solo spettatori della pace ma promotori”, ha detto, invitando a fare un passo ulteriore entro dicembre.

Il dossier negoziati

L’inviato speciale del Cremlino Dmitriev, in un’intervista televisiva ha affermato che Russia, Stati Uniti e Ucraina sono “abbastanza vicini” a un’intesa, attribuendo a pressioni europee il blocco dei precedenti tentativi. A suo dire, il recente “riconoscimento delle realtà sul campo” da parte di Zelensky avrebbe aperto uno spiraglio. Il Cremlino, intanto, reagisce alle sanzioni americane con toni di sfida, rinviando la verifica degli effetti “tra sei mesi”. Sullo sfondo, è atteso un incontro negli Stati Uniti tra Dmitriev e l’inviato della Casa Bianca Steve Witkoff.

Inverno, energia e tempi della pace

Da parte ucraina, la linea resta duplice: richiesta di armi a lungo raggio e pressione sul tavolo economico. Zelensky ha spinto per l’estensione delle sanzioni all’intero settore petrolifero e ha ringraziato gli alleati, definendo il pacchetto Usa “un grande passo”, ma ha avvertito che Mosca sta “trascinando il Paese verso una crisi invernale” colpendo luce e riscaldamento. Sul campo, lo Stato Maggiore di Kiev ha rivendicato la riconquista del villaggio di Torske, nel Donetsk, considerato strategico sulla direttrice di Lyman: “Fino a un centinaio di occupanti annientati e prigionieri catturati”, ha reso noto su Telegram. Ma mentre le sirene continuano a suonare, la guerra dei generatori e dei trasformatori torna centrale. Ieri un nuovo reportage ha documentato criticità diffuse nelle reti ad alta tensione, tra centrali di picco sotto stress e riparazioni a catena. La variabile tempo pesa: Zelensky chiede scudi antiaerei e missili a lungo raggio per proteggere nodi vitali, l’Ue discute l’uso dei profitti straordinari degli asset russi, la Nato spinge per mantenere alta la pressione. Sullo sfondo, la diplomazia torna a muoversi, ma la distanza tra “pressioni per la pace” e una pace sostenibile resta ampia. Ieri, tra crateri a Kiev e promesse a Londra, l’Ucraina ha vissuto l’ennesimo giorno sospesa tra sirene e tavoli negoziali.

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