Troppi programmi si sovrappongono, annunci spot e slogan durano lo spazio di poche settimane. I problemi invece rimangono generando la disaffezione dei cittadini al voto
A poche settimane dal voto delle regioni Campania, Puglia e Veneto — fissato per il 23-24 novembre 2025; i cittadini si trovano a prendere di nuovo atto di un déjà-vu politico: programmi elettorali – quasi sovrapponibili da destra a sinistra – pieni di impegni generali, di slogan ripetitivi, di buoni propositi, ma assai pochi dettagli concreti sui problemi quotidiani che toccano la vita delle persone. Si parla di “rafforzamento della sanità”, di “transizione energetica equa”, di “sostegno alla crescita e all’occupazione” — eppure, ad un’analisi più attenta, manca la domanda cruciale: come verrà attuato tutto ciò?
Sanità: il rebus delle regioni
Se si entra nel merito delle questioni, si comprende che non bastano slogan e impegni lanciati dagli oratori dai palchi dei comizi o negli studi televisivi. Prendiamo ad esempio i vari Servizi sanitari regionali, che assorbono quasi l’80-90% dei bilanci di ogni regione. Nonostante queste risorse, permangono lacune e ritardi nel servizio che vivono i cittadini ogni giorno. Il modello sanitario regionale, infatti, spesso non si allinea con le decisioni dello Stato centrale, così fioriscono iniziative che sono in contrasto con la stessa visione del Servizio sanitario nazionale, aumentando le discrepanze e le differenze territoriali, che portano a modelli di sanità e di assistenza diverse per ogni regione.
Risultato? Un sistema nazionale che fatica a garantire servizi uniformi e tempestivi. In questa tornata elettorale, i programmi accennano a “potenziamenti”, “innovazioni”, “miglioramenti infrastrutturali” — ma non spiegano come si intende superare il nodo della coerenza tra Regione e Stato, come si può affrontare concretamente la carenza di personale, la disomogeneità territoriale, le corsie sovraccariche di pazienti con pochi dottori e infermieri. In questo scenario di affanni le regioni procedono ognuna per sé , mentre i pazienti sono alle prese con l’idea di essere meglio o peggio curati secondo la regione dove si vive.
Energia: il costo della disuguaglianza
Anche sul fronte energetico emergono le stesse criticità: le differenze nel costo dell’energia tra regioni, tra nord e sud, tra aree urbane e aree interne. È evidente che un ragionamento unitario dello Stato sia più che opportuno, se non indispensabile — eppure nei programmi elettorali regionali questo livello di concretezza manca -. Si annunciano “tariffe più giuste”, “promozione delle energie rinnovabili”, “riduzione dei costi per le famiglie e le imprese” — ma mancano date, cifre, meccanismi, modalità di intervento. Così da apparire che sia tutto imperniato per la campagna elettorale e non per realizzare soluzioni concrete.
Imprese, tanto ai big poco o nulla alle piccole
Altro punto critico riguarda i sostegni pubblici alle imprese. Gli aiuti economici, gli sgravi fiscali per assunzioni — tutte cose presentate nei programmi — ma spesso pensate e strutturate per le grandi imprese. Le piccole e micro-imprese, gli artigiani, i commercianti, i professionisti con partita IVA che vivono di pochi committenti, sono dimenticati o marginalizzati. Nei documenti si leggono frasi ad effetto — “ecosistema favorevole all’impresa”, “innovazione e digitalizzazione” — ma raramente piani mirati e vincolanti che includano i più piccoli attori. Le piccole industrie, così per le piccole e micro imprese che vivono una stagione di difficoltà, dal commercio all’artigianato i segnali reali di un recupero di una attenzione sono davvero pochi ed episodici.
Soluzioni inclusive e concrete
Quello che serve è una politica che non si limiti agli annunci ma che diventi mezzo per arrivare a soluzioni concrete. Che includa — senza distinzione — tutti i cittadini, tutte le imprese, che operi con scelte inclusive e che metta in campo realizzazioni strutturali, non solo spot elettorali.
Per la sanità, per l’energia, per lo sviluppo produttivo: sono necessarie scelte chiare, von risorse e tempi, indicatori di risultato — e non solo “buoni propositi”.
Vivere i problemi
La politica deve tornare ad essere un impegno costante, vissuto in costante relazione con i problemi delle persone,
non soltanto nelle settimane della campagna elettorale. Perché la disaffezione al voto cresce proprio quando le promesse restano tali — e le vite delle persone continuano a essere segnate da necessità che non trovano risposta.
Un voto consapevole
A chi si prepara a votare nelle regioni Campania, Puglia, Veneto: guardi al di là dei titoli, delle grandi parole. Chieda ai programmi: che cosa cambia davvero per me? Quali tempi? Quali risorse? Quali garanzie che non sia solo un altro annuncio elettorale?
Se l’Italia vuole davvero recuperare fiducia e partecipazione — e lo deve — è il momento di esigere dalla politica serietà, concretezza, coerenza. Non basta sorridere e auto compiacersi in campagna elettorale, finiti i comizi e una volta decretatati i vincitori, servirà agire subito, senza aspettare altri cinque anni per ridire le cose passate ma non realizzare.



