In un’intervista rilasciata al Time, il presidente Donald Trump ha ammesso di stare “valutando seriamente” la possibilità di chiedere a Israele la liberazione di Marwan Barghouti, storico leader palestinese detenuto da oltre vent’anni. Considerato da molti il “Mandela palestinese” per il suo ruolo nella resistenza e per la popolarità trasversale tra le fazioni, Barghouti è da tempo al centro delle richieste di rilascio da parte di Hamas e di numerose organizzazioni internazionali. “Mi sono trovato letteralmente di fronte a questa domanda quindici minuti prima che mi chiamaste,” ha dichiarato Trump, aggiungendo che “i palestinesi non hanno un leader visibile, e in realtà non lo vogliono, perché tutti i leader sono stati uccisi. Non è un lavoro molto ambito.” Le sue parole arrivano in un momento delicato, dopo la firma dell’accordo di cessate il fuoco tra Israele e Hamas, che prevede il rilascio di 1.950 prigionieri palestinesi in cambio della liberazione di ostaggi israeliani. Barghouti, membro di Fatah e figura centrale nella Seconda Intifada, è detenuto dal 2002 con cinque ergastoli per omicidio. Nonostante la condanna, è considerato da molti palestinesi come l’unico leader capace di unificare le diverse anime del movimento nazionale. La sua eventuale liberazione potrebbe ridisegnare gli equilibri politici in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza, dove Hamas cerca di consolidare il proprio potere anche tra gli elettori di Fatah. Israele, tuttavia, ha escluso per ora la possibilità di includere Barghouti nella lista dei detenuti da liberare. La mossa di Trump, se confermata, potrebbe rappresentare un gesto di distensione verso il mondo arabo, ma anche un rischio diplomatico. La sua amministrazione ha già proposto un piano in 20 punti per la pace a Gaza, supervisionato da un comitato internazionale con figure come Tony Blair.



