Il 24 ottobre 2025 gli irlandesi torneranno alle urne per eleggere il nuovo Presidente della Repubblica, in una tornata elettorale che, pur riguardando una carica prevalentemente cerimoniale, riflette tensioni e trasformazioni profonde nella società irlandese. Dopo due mandati consecutivi del poeta Michael D. Higgins, figura amatissima e simbolo di equilibrio, il Paese si prepara a voltare pagina. I candidati ufficiali sono Catherine Connolly, deputata indipendente di sinistra e attivista pro-Palestina; Heather Humphreys, ex ministra della Giustizia e volto moderato del Fine Gael; e Jim Gavin, ex allenatore della nazionale di calcio gaelico, sostenuto dal Fianna Fáil. Gavin, tuttavia, ha annunciato il ritiro dalla corsa pochi giorni fa, lasciando il campo a un duello tra visioni opposte di rappresentanza. Connolly, nota per il suo stile diretto e le battaglie sociali, punta su un messaggio di inclusione, giustizia e autodeterminazione. Humphreys, invece, propone una presidenza “sobria e istituzionale”, in continuità con la tradizione moderata del Paese. Il suo profilo rassicurante potrebbe attrarre l’elettorato più conservatore, ma la crescente polarizzazione potrebbe rimescolare le carte. In gioco non c’è solo la figura del Capo dello Stato, ma anche il ruolo simbolico dell’Irlanda nel mondo: dalla neutralità militare alla posizione sui diritti civili, dalla crisi abitativa alla gestione dell’immigrazione. Il Presidente, pur non intervenendo direttamente nella politica quotidiana, può influenzare il dibattito pubblico e rappresentare l’identità nazionale in momenti cruciali. Il sistema elettorale prevede il voto diretto con preferenze, e il clima è già teso: la campagna di Connolly ha attirato critiche per le sue posizioni sul conflitto israelo-palestinese, mentre Humphreys è accusata di eccessiva prudenza. Intanto, l’affluenza potrebbe essere decisiva: gli irlandesi, spesso disillusi dalla politica, tendono a votare con il cuore più che con la testa.



