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Due giornalisti ucraini uccisi da un drone nel Donbas. Trump sanziona il petrolio russo

Pechino attacca: “Misure unilaterali”. Il presidente Usa conferma anche di avere cancellato l’incontro con Putin: “Non stavamo andando da nessuna parte”
venerdì, 24 Ottobre 2025
3 minuti di lettura

Ieri nella regione di Kramatorsk, nel Donbas orientale, un drone nemico «Lancet» ha attaccato un veicolo nei pressi della città, provocando la morte della giornalista del canale televisivo «Freedom», Olena Hubanova, e del cameraman Evgeny Karmazin. I due giornalisti erano impegnati fin dai primi giorni dell’invasione russa nell’area della regione di Donetsk: documentavano l’evacuazione della popolazione civile, gli effetti dei bombardamenti e le storie dei difensori ucraini.

Secondo il governatore della regione, Vadym Filashkin, «una grave perdita per la regione e per tutti noi. Luminosi, sensibili, giusti e onesti». Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha denunciato che «dal 2022 la Russia ha già ucciso 135 operatori dei media nella sua guerra su vasta scala». Non si tratterebbe di «incidenti o errori», ma di una «strategia consapevole della Russia volta a zittire tutte le voci indipendenti che raccontano al mondo i crimini di guerra russi in Ucraina».

Parallelamente, mercoledì scorso il presidente statunitense Donald Trump ha annunciato nuove sanzioni contro il settore petrolifero russo — in particolare verso le grandi compagnie Rosneft e Lukoil — motivando la decisione con l’assenza di progressi nei colloqui con il presidente russo Vladimir Putin: «non stavamo andando da nessuna parte». Nelle prime contrattazioni asiatiche dopo l’annuncio, il prezzo del petrolio è balzato di circa il 3%: il greggio nordamericano WTI a 60,19 dollari al barile (+2,89%), il Brent a 64,38 dollari (+2,86%). Mosca ha reagito con durezza: l’ex presidente e numero due del Consiglio di Sicurezza russo, Dmitry Medvedev, ha definito le misure «un atto di guerra contro la Russia». La portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova, ha dichiarato che «la Russia gode di una forte immunità alle misure restrittive occidentali».

Diplomazia in bilico: Usa, Russia e Cina

In questo quadro, il segretario di Stato Usa Marco Rubio ha dichiarato che gli Stati Uniti «vogliono ancora incontrare la Russia» e sono «sempre interessati a un dialogo se c’è l’opportunità di raggiungere la pace». Contemporaneamente, Trump ha affermato che il leader cinese Xi Jinping potrebbe avere «una grande influenza su Putin» e che parlerà della questione Russia-Ucraina durante l’incontro Usa-Cina in Corea del Sud. Tuttavia, da Pechino è arrivata una netta condanna delle sanzioni statunitensi: la portavoce del ministero degli Affari esteri cinese, Guo Jiakun, ha affermato che la Cina «si oppone costantemente alle sanzioni unilaterali che non si basano sul diritto internazionale». Da parte russa, Zakharova ha ribadito che la Russia non vede ostacoli significativi ai contatti con gli Stati Uniti per una possibile soluzione politica in Ucraina, ma ha definito le misure europee sull’import di GNL «autodistruttive».

Reazioni europee e internazionali

Da parte loro, i 27 Paesi dell’Unione Europea hanno dato via libera formale al diciannovesimo pacchetto di sanzioni contro la Russia, che include in particolare restrizioni sull’export di GNL russo e controlli più severi ai diplomatici russi in territorio europeo. La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha salutato con favore le sanzioni americane e sottolineato che «continuare a esercitare una pressione collettiva sull’aggressore» è il segnale chiaro da entrambi i lati dell’Atlantico. La commissaria all’Allargamento, Marta Kos, ha aggiunto che oltre alle sanzioni bisogna pensare «ai fondi per la ricostruzione dell’Ucraina».

Il presidente ucraino Zelensky ha definito l’approvazione del pacchetto Ue e le sanzioni statunitensi «molto importanti» e ha invitato altri Paesi a unirsi. In Italia, il ministro degli Esteri e vice-premier Antonio Tajani ha commentato che «gli Stati Uniti sono rimasti delusi dalla reazione di Putin» e che «è giusto che anche Mosca si assuma responsabilità per ciò che sta accadendo». Tajani ha definito la guerra russa «un fallimento» militaresco, nonostante impegno e risorse.

Fronte energetico e militare

All’interno del conflitto, l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA) ha confermato il ripristino dell’alimentazione elettrica alla centrale nucleare di Zaporizhzhia — occupata da forze russe — dopo un’interruzione record di un mese, grazie a un cessate il fuoco locale e alla riparazione di una linea esterna. L’ente ha definito l’evento «un passo fondamentale per la sicurezza nucleare». Nel frattempo, le autorità ucraine hanno annunciato che la Russia ha restituito circa mille salme presentate come quelle di caduti ucraini, e che è iniziata l’identificazione dei resti grazie al supporto del Comitato Internazionale della Croce Rossa. Sul fronte energetico, l’Ucraina ha cominciato a prelevare gas dai propri stoccaggi a causa dei ripetuti attacchi russi all’infrastruttura energetica: l’impatto è stato forte (ha perso circa il 55 % della produzione interna) e il governo ha chiesto un aumento del 30 % delle importazioni. Infine, la Finlandia ha annunciato l’acquisto di armamenti statunitensi per l’Ucraina per un valore di circa 100 milioni di euro.

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