Alla vigilia di nuovi contatti tra Washington e Israele, la politica israeliana si muove su due binari opposti. Da un lato, ieri la Knesset ha respinto la proposta d’istituire una commissione d’inchiesta sul 7 ottobre 2023; dall’altro ha dato un primo via libera, con un voto preliminare (25 sì, 24 no), a un disegno di legge per applicare la sovranità israeliana in Cisgiordania. Un segnale che irrigidisce il quadro in West Bank mentre la tregua a Gaza resta fragile. La bocciatura della commissione sul 7 ottobre ha acceso le proteste dell’opposizione e dei familiari delle vittime (“non ci può essere rinascita senza responsabilità”), mentre il voto sulla sovranità – presentato dal deputato ultraconservatore Avi Maoz – riapre un fronte altamente divisivo sul diritto internazionale e sul futuro dei territori. Sul piano regionale, Ankara è stata esclusa da ogni ipotesi di missione a Gaza: l’ufficio del premier ha ribadito che “non ci saranno truppe turche” nella Striscia. Parallelamente, in Cisgiordania monta l’allarme diplomatico. L’Unrwa segnala campi profughi svuotati (Jenin, Tulkarem, Nur Shams), il ritorno impedito ai residenti, violenze dei coloni e ampliamento degli insediamenti che “spianano la strada all’annessione”. “Il futuro di Gaza e della Cisgiordania è uno solo: un ritiro a Gaza non deve diventare un rafforzamento dell’occupazione altrove”, avverte l’agenzia.
L’Aja richiama Israele su aiuti e Unrwa
Sul fronte internazionale, oggi la Corte internazionale di giustizia si pronuncerà sul blocco degli aiuti umanitari verso Gaza. La Corte ha già ricordato a Israele l’obbligo di non usare la fame come metodo di guerra e di facilitare i programmi di assistenza, anche quelli dell’Unrwa. I giudici hanno inoltre rilevato che Israele non ha provato un legame strutturale tra personale dell’agenzia e Hamas. Gerusalemme ha respinto il parere come “tentativo politico di imporre misure sotto la maschera del diritto internazionale”.
Diplomazia americana in Israele
Intanto a Gerusalemme è arrivato il vicepresidente USA J.D. Vance: dopo un brunch con Benjamin e Sara Netanyahu, Vance ha incontrato il premier e, a seguire, il presidente Isaac Herzog.Il messaggio della Casa Bianca è che un accordo a Gaza può “sbloccare e allargare gli Accordi di Abramo”, favorendo una struttura di alleanze regionali più stabile. Netanyahu ha replicato che Israele “non è uno Stato vassallo” degli Stati Uniti: “abbiamo una partnership, possiamo discutere ma condividiamo obiettivi”. Domani è atteso anche il segretario di Stato Marco Rubio, terza visita di alto livello statunitense in una settimana.
Hamas accusa Israele di violare la tregua
Sul terreno, la tregua scricchiola. Hamas accusa Israele di violare gli impegni non riaprendo il valico di Rafah ai feriti e agli aiuti. A Doha, i vertici del gruppo hanno incontrato il ministro degli Esteri turco Hakan Fidan e il capo dell’intelligence Ibrahim Kalin, ribadendo l’adesione al cessate il fuoco e il “diritto a uno Stato con Gerusalemme capitale”. Dal canto suo, l’emiro del Qatar, Tamim bin Hamad Al Thani, ha definito l’attacco israeliano contro Doha “terrorismo di Stato”, lodando la condanna unanime del Consiglio di Sicurezza e il ruolo di mediazione del suo Paese.
Gaza, emergenza sanitaria e ordigni inesplosi
A Gaza l’emergenza resta drammatica. Per l’Oms la crisi sanitaria è “catastrofica” e destinerà l’enclave a conseguenze “per generazioni”: carestia, collasso del sistema medico, epidemie legate a infrastrutture idriche e fognarie distrutte, e accesso limitato agli aiuti. Sul rischio post-bellico interviene l’Unmas: il territorio è disseminato di ordigni inesplosi. Cinque bambini sono rimasti feriti la scorsa settimana e, dall’ottobre 2023, sono state registrate 328 vittime tra morti e feriti — un dato ritenuto sottostimato. Gli sminatori ONU hanno già identificato almeno 560 ordigni nelle aree accessibili e stimano tra 50 e 60 milioni di tonnellate di detriti da rimuovere. Secondo l’Oms, quasi 42.000 persone hanno riportato lesioni invalidanti a causa di mine e ordigni durante la guerra.
Due ostaggi identificati e nuovo raid in Libano
Sul dossier ostaggi, l’Idf ha identificato i corpi di Tamir Adar (38 anni) e Aryeh Zalmanovich (85), restituiti ieri sera da Hamas. Adar sarebbe stato ucciso il 7 ottobre; Zalmanovich, agricoltore e co-fondatore del kibbutz Nir Oz, era stato rapito durante l’assalto. In Libano, l’esercito israeliano rivendica l’uccisione ad Ain Qana di Issa Ahmad Karbala, comandante di plotone delle forze Radwan di Hezbollah, in un attacco con drone. Al confine interno, l’agenzia Wafa denuncia 16 arresti, incluso un minore, e nuovi posti di blocco a Hebron.
Hamas, ancora 20 mila combattenti attivi
Sul piano militare, fonti israeliane citate dai media USA stimano che Hamas disponga ancora di 10-20 mila combattenti, dopo averne persi circa 20 mila. Secondo l’Idf, fino al 90% dei razzi dell’organizzazione è stato distrutto e le sue filiere di produzione e contrabbando sono state colpite: “non abbiamo solo portato via il pesce, abbiamo preso la canna da pesca”, ha dichiarato una fonte militare israeliana.