La capitale indiana si è svegliata avvolta in una fitta coltre di smog il giorno dopo i festeggiamenti per il Diwali, la festa delle luci. I fuochi d’artificio esplosi fino a tarda notte hanno saturato l’aria di fumo e polveri sottili, facendo schizzare l’Indice di Qualità dell’Aria (AQI) oltre quota 350 in diversi quartieri — un livello considerato “grave” e pericoloso per la salute. Secondo i dati di IQAir, in alcune zone della città le concentrazioni di PM2.5 hanno superato gli 846 microgrammi per metro cubo, oltre 56 volte il limite massimo giornaliero raccomandato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. La visibilità è crollata, rendendo indistinguibili anche i monumenti più iconici come l’India Gate e il Tempio del Loto. Ogni anno, con l’arrivo dell’inverno, Delhi entra in una fase critica per la qualità dell’aria, aggravata da traffico urbano, emissioni industriali e roghi agricoli nelle regioni circostanti. Ma il Diwali rappresenta un picco drammatico: nonostante le campagne per l’uso di petardi ecologici, milioni di persone continuano a utilizzare fuochi altamente inquinanti. Il governo locale ha attivato un piano d’emergenza, con la chiusura temporanea di alcune scuole, la limitazione del traffico e l’invito ai cittadini a restare in casa. Gli ospedali hanno segnalato un aumento dei casi di problemi respiratori, soprattutto tra bambini e anziani. La Corte Suprema indiana è finita sotto accusa per aver revocato il divieto sui petardi tradizionali, suscitando polemiche tra ambientalisti e medici. “L’inquinamento è inevitabile,” ha commentato un residente, “ma ogni anno peggiora.” Con quasi 30 milioni di abitanti, Delhi è tra le città più inquinate al mondo. E mentre la stagione dello smog prende il via, la festa delle luci lascia dietro di sé un cielo grigio e un’aria che brucia.
