La Corte Suprema degli Stati Uniti ha annunciato che esaminerà la costituzionalità di una legge federale che vieta il possesso di armi da fuoco ai consumatori di droghe illegali. La decisione potrebbe ridefinire i confini del Secondo Emendamento e avere implicazioni profonde per milioni di cittadini, in un momento in cui il dibattito su armi e diritti civili è più acceso che mai. La norma, contenuta nel Gun Control Act del 1968, stabilisce che chi fa uso di sostanze vietate — anche occasionalmente — non può legalmente possedere armi. Ma la sua applicazione è stata messa in discussione da una serie di ricorsi, tra cui quello di Patrick Daniels, un cittadino del Mississippi condannato per possesso illegale di arma da fuoco dopo aver ammesso l’uso di marijuana. La Corte d’Appello del Quinto Circuito ha ritenuto la legge incostituzionale, sostenendo che non esistano precedenti storici sufficienti per giustificare la privazione del diritto alle armi in base al consumo di droghe. Ora spetta alla Corte Suprema decidere se tale restrizione sia compatibile con la lettura moderna del Secondo Emendamento, già ampliata dalla sentenza Bruen del 2022, che ha rafforzato il diritto individuale al porto d’armi. Il governo federale difende la legge, sostenendo che il consumo di droghe altera le capacità cognitive e aumenta il rischio di comportamenti violenti, rendendo incompatibile il possesso di armi. I gruppi per i diritti civili, invece, temono che la norma possa essere usata in modo discriminatorio, soprattutto contro minoranze e persone con problemi di dipendenza. La Corte, attualmente a maggioranza conservatrice, dovrà bilanciare sicurezza pubblica e diritti costituzionali, in un caso che potrebbe diventare un nuovo punto di riferimento giuridico. La sentenza è attesa entro la fine del 2025, e potrebbe ridefinire il rapporto tra libertà individuale e controllo statale in materia di armi — con effetti che vanno ben oltre il caso Daniels.