In un vertice bilaterale, il primo ministro australiano Anthony Albanese e il presidente statunitense Donald Trump hanno firmato un accordo strategico sulle terre rare, materiali fondamentali per la produzione di tecnologie avanzate, batterie e sistemi di difesa. L’intesa arriva in parallelo alla conferma ufficiale dell’accordo di difesa Aukus, che coinvolge anche il Regno Unito, e punta a rafforzare la sicurezza regionale e l’autonomia industriale occidentale. L’accordo sulle terre rare prevede investimenti congiunti in estrazione, raffinazione e distribuzione di elementi critici come neodimio, disprosio e terbio, attualmente dominati dal mercato cinese. L’Australia, che possiede alcune delle riserve più ricche al mondo, si impegna a garantire forniture stabili agli Stati Uniti, mentre Washington offrirà supporto tecnologico e finanziamenti per lo sviluppo sostenibile del settore. “Questo è un passo decisivo per la nostra sicurezza economica e militare,” ha dichiarato Trump, sottolineando la necessità di “liberarsi dalla dipendenza strategica da Pechino”. Albanese ha parlato di “una partnership fondata sulla fiducia e sulla visione condivisa di un Indo-Pacifico libero e aperto”. Contestualmente, i due leader hanno riaffermato l’impegno nell’accordo Aukus, che prevede la condivisione di tecnologie militari avanzate, tra cui sottomarini a propulsione nucleare, sistemi di sorveglianza e capacità di cyberdifesa. Il Pentagono ha confermato che la fase operativa del programma inizierà nel 2026, con la costruzione dei primi battelli in cantieri australiani e britannici. L’intesa ha suscitato reazioni contrastanti nella regione. La Cina ha condannato l’accordo come “una minaccia alla stabilità asiatica”, mentre Giappone e India hanno espresso sostegno, vedendolo come un contrappeso all’espansionismo cinese. Con la firma di questi accordi, Washington e Canberra rafforzano un asse strategico che unisce risorse, tecnologia e difesa.
