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Gaza, tregua ripresa tra accuse e diplomazia: Kushner in Israele, Vance atteso nella notte

Aperti i valichi di Kerem Shalom e Kissufim. Il genero di Trump: “Sembra esplosa una bomba atomica, ma non è genocidio”. Al Cairo vertice sulla fase 2 dell’accordo
martedì, 21 Ottobre 2025
3 minuti di lettura

La tregua tra Israele e Hamas, sospesa per 48 ore a causa di violazioni sul terreno, è stata ufficialmente ripristinata ieri. L’esercito israeliano (Idf) ha annunciato che “in conformità con le direttive politiche e dopo una serie di attacchi significativi, è stata avviata una nuova applicazione del cessate il fuoco”, aggiungendo che “ogni ulteriore violazione riceverà una risposta immediata”. A consolidare la fragile pausa nelle ostilità è arrivata la missione statunitense guidata da Jared Kushner e Steve Witkoff, consiglieri di Donald Trump, che ieri hanno incontrato il premier israeliano Benjamin Netanyahu a Gerusalemme.

A bordo dell’Air Force One, il presidente Trump ha confermato che “il cessate il fuoco è ancora in vigore” e che eventuali colpi sparati “non sembrano riconducibili alla leadership di Hamas ma a ribelli interni”. “La situazione sarà gestita con durezza ma con correttezza”, ha dichiarato, lasciando intendere che Washington intende mantenere la pressione diplomatica sulle parti.

Nella notte è atteso anche il vicepresidente J.D. Vance, che parteciperà oggi al secondo round di colloqui sulla “fase due” del piano di pace americano, che prevede il ritiro graduale dell’esercito israeliano dalla Striscia, il disarmo di Hamas e la creazione di una forza internazionale di stabilizzazione. “Il cessate il fuoco avrà alti e bassi, ma è la migliore opportunità per una pace duratura”, ha dichiarato Vance, confermando che “nei prossimi giorni” visiterà i luoghi del conflitto. In un’intervista a CBS News, Kushner ha descritto la devastazione vista nella Striscia: “Sembra che lì sia esplosa una bomba atomica. Ma non è genocidio”.

Il genero del presidente Trump ha sottolineato che “Hamas sta agendo in buona fede nel cercare i corpi degli ostaggi” e che “il compito ora è permettere ai palestinesi di ricostruire e prosperare, se si vuole integrare Israele nel Medio Oriente più ampio”. Witkoff ha stimato i costi della ricostruzione tra i 40 e i 50 miliardi di dollari, una cifra inferiore rispetto ai 70 miliardi ipotizzati dalle Nazioni Unite. Parallelamente alla missione americana, il Cairo ha ospitato un incontro con Khalil al-Hayya, leader di Hamas in esilio, per definire la “fase due” dell’accordo. Al centro dei colloqui la creazione di un organismo tecnico che amministri Gaza senza rappresentanti di Hamas. Israele ha riaperto ieri i valichi di Kerem Shalom e Kissufim, consentendo il passaggio di aiuti umanitari e dei corpi degli ostaggi recuperati. Hamas ha confermato che alle 19 locali avrebbe restituito a Israele il corpo del tredicesimo ostaggio deceduto dall’inizio della tregua.

Accuse reciproche e violenze sul campo

Nonostante la ripresa della tregua, le accuse di violazioni reciproche si moltiplicano. Il governo di Hamas denuncia 80 infrazioni israeliane dall’inizio del cessate il fuoco, con “97 civili uccisi e oltre 230 feriti”. Israele replica che i miliziani di Hamas “continuano deliberatamente a oltrepassare la Linea Gialla” e avverte che chi lo farà “verrà colpito senza preavviso”. Secondo fonti mediche citate da Wafa, ieri due palestinesi sono stati uccisi a est di Gaza City dal fuoco israeliano nella zona di Al-Tuffah. L’Idf ha confermato di aver “aperto il fuoco contro gruppi di militanti che si avvicinavano alle truppe a Gaza est”. Parallelamente un dipendente palestinese della società di produzione PMP, che collabora con l’emittente tedesca ZDF, è rimasto ucciso ieri in un attacco missilistico israeliano a Deir al-Balah. L’azienda ha confermato la morte dell’ingegnere e del figlio di otto anni di un altro dipendente. “Un attacco inaccettabile”, ha commentato la direttrice della ZDF Bettina Schausten.

Parigi e Roma in prima linea

La Francia ha proposto di rafforzare la missione europea Eubam al valico di Rafah, con l’obiettivo di “garantire il passaggio di persone e beni per alleviare la sofferenza della popolazione palestinese”. Il ministro degli Esteri Barrot ha deplorato “le recenti violazioni del cessate il fuoco” e invitato entrambe le parti “a rispettare gli impegni presi a Sharm el-Sheikh”. Anche l’Italia, attraverso il ministro Antonio Tajani, ha confermato la disponibilità a rafforzare la presenza dei carabinieri a Rafah e a Gerico: “Dobbiamo fare in modo che questo filo della tregua si rinforzi e diventi pace. L’Italia parteciperà alla Conferenza per la ricostruzione e continuerà il corridoio universitario per formare la futura classe dirigente della Palestina”.

Il caso Sumud Flotilla

Intanto, sul piano giudiziario, l’attivista Antonio La Piccirella, della Global Sumud Flotilla, ha presentato una denuncia alla Procura di Roma per tortura contro le autorità israeliane. Secondo l’avvocato Flavio Rossi Albertini, durante l’abbordaggio e la detenzione degli attivisti “sono state violate le garanzie fondamentali e in alcuni casi inflitte violenze fisiche, come fratture agli arti”.

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