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Braccio di ferro sul Donetsk: Putin a Trump: “Kiev ceda”. Zelensky: “Nessuna ricompensa a Mosca”

Ue verso stretta sulla “flotta ombra”. Dopo l’incontro a Washington, il presidente ucraino sente i leader europei
lunedì, 20 Ottobre 2025
2 minuti di lettura

La partita diplomatica sulla guerra in Ucraina si è spostata su due piani: da un lato la pressione russa perché Kiev ceda il Donetsk come condizione d’uscita dal conflitto; dall’altro la risposta occidentale tra nuove sanzioni europee e promesse di sostegno. Secondo rivelazioni riportate dal Washington Post, nella telefonata di giovedì Vladimir Putin avrebbe chiesto a Donald Trump il “pieno controllo” della regione di Donetsk, lasciando intendere possibili concessioni parziali su Zaporizhzhia e Kherson. Dal fronte ucraino la replica è stata netta: “Non daremo mai alla Russia alcuna ricompensa”, ha scritto ieri Volodymyr Zelensky, invocando “passi decisi” da Usa, Ue, G7 e G20. La richiesta di ottenere l’intero Donetskperò, dopo undici anni di tentativi senza successo di prenderlo militarmente, indica che il Cremlino non arretra sulle massime pretese territoriali. Alcuni funzionari statunitensi avrebbero definito “un progresso” l’ipotesi di concessioni su porzioni di Zaporizhzhia e Kherson in cambio del Donetsk; per gli europei interpellati, la proposta resta “difficilmente accettabile” per Kiev. A complicare il quadro, la politica interna europea: “La pace è l’unica via d’uscita” per rilanciare l’economia, ha detto Viktor Orbán, legando l’esito del previsto vertice Trump-Putin a Budapest agli interessi delle famiglie ungheresi e del continente.

Stretta Ue

Dopo l’incontro con Trump, Zelensky ha avuto una telefonata congiunta con vari leader europei. Keir Starmer ha ribadito il sostegno “incrollabile” britannico, Alexander Stubb ha parlato di aiuti militari e finanziari “per una pace giusta e duratura”. Il cancelliere tedesco Friedrich Merz ha sottolineato che “ora l’Ucraina ha bisogno di un piano di pace”, insieme a garanzie di sicurezza e a un aumento della pressione su Mosca. Messaggi che a Kiev vengono letti come impegno a proseguire l’assistenza, mentre a Bruxelles si tenta di serrare le maglie contro il finanziamento di guerra russo. Intanto ieri inLussemburgo i ministri degli Esteri hanno avuto sul tavolo una proposta che mira a colpire la rete che mantiene operative le petroliere della cosiddetta “flotta ombra” russa: non solo navi singole nelle liste nere, ma anche assicurazioni, registri navali, bunkeraggio e logistica. Tra le ipotesi, un rafforzamento del quadro giuridico per consentire ispezioni in mare alle unità sospette. L’obiettivo: ridurre i canali con cui il greggio di Mosca continua a raggiungere i mercati eludendo i tetti di prezzo.

Attacchi su sette città ucraine

Sul terreno, la guerra dei cieli non si ferma. Durante la notte droni ucraini hanno colpito l’impianto di lavorazione del gas di Orenburg, nel sud della Russia, provocando un incendio in una delle officine del complesso gestito da Gazprom, tra i più grandi al mondo per capacità. Le autorità locali hanno parlato di danni parziali e nessuna vittima. Speculare l’offensiva russa: tra le 19 di ieri e l’alba, Mosca ha lanciato almeno 62 droni — in maggioranza Shahed — da più direzioni. L’aeronautica di Kiev afferma di averne intercettati 40; 19 sarebbero andati a segno in sette località, con un bilancio provvisorio di un morto e decine di feriti, in particolare nelle regioni di Kharkiv e Dnipropetrovsk. A Shakhtarska dieci persone sarebbero rimaste ferite e si sono sviluppati incendi in edifici residenziali. “Quasi ogni giorno i terroristi russi compiono centinaia di attacchi”, ha denunciato Zelensky, indicando per l’ultima settimana oltre 3.000 droni d’attacco, 1.370 bombe guidate e una cinquantina di missili contro l’Ucraina.

Zaporizhzhia: iniziati i lavori sulle linee elettriche

All’ombra del fronte, l’Agenzia internazionale per l’energia atomica ha annunciato l’avvio delle riparazioni su due cavi di una delle linee che alimentano la centrale nucleare di Zaporizhzhia, dopo la più lunga interruzione totale dall’inizio dell’invasione. Le opere — rese possibili da un cessate il fuoco locale e precedute da sminamento — dovrebbero durare circa una settimana; altri interventi sono previsti sulle sezioni scollegate il 23 settembre. La centrale, occupata dai russi da marzo 2022 e con i sei reattori spenti, resta vicina alla linea del fronte: i sistemi di raffreddamento, afferma l’Aiea, continuano a funzionare e i livelli di radioattività sono normali.

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