Il Partito Comunista Cinese ha annunciato l’espulsione di due alti ufficiali dell’Esercito Popolare di Liberazione, accusati di “gravi violazioni disciplinari e corruzione sistemica”. Si tratta del generale Li Yuchao, ex comandante della Forza Missilistica, e del tenente generale Liu Guangbin, già vice capo dello stesso corpo. La decisione, resa pubblica dal Comitato Centrale, segna un nuovo giro di vite nella campagna anti-corruzione lanciata dal presidente Xi Jinping. Secondo fonti interne al partito, i due dirigenti avrebbero ricevuto tangenti per facilitare promozioni, assegnazioni strategiche e contratti militari. Le indagini, condotte dalla Commissione Centrale per l’Ispezione Disciplinare, avrebbero rivelato una rete di favoritismi e scambi illeciti che coinvolgerebbe anche altri ufficiali di medio rango. “La loro condotta ha compromesso la sicurezza nazionale e l’integrità dell’apparato militare,” si legge nel comunicato ufficiale. La Forza Missilistica, considerata uno dei pilastri della deterrenza cinese, è da mesi sotto osservazione. Già a luglio, altri tre generali erano stati rimossi senza spiegazioni, alimentando speculazioni su una crisi interna. L’espulsione di Li e Liu conferma l’intenzione di Xi di rafforzare il controllo politico sull’esercito, in vista di una possibile riforma strutturale. La campagna anti-corruzione, avviata nel 2012, ha già colpito oltre 4 milioni di funzionari, ma negli ultimi mesi ha assunto un tono più aggressivo, con arresti lampo e processi accelerati. Alcuni analisti vedono in queste mosse un segnale di nervosismo da parte della leadership, alle prese con tensioni economiche e pressioni internazionali. L’espulsione dal Partito è spesso preludio a un procedimento penale. Se condannati, Li e Liu potrebbero affrontare pene severe, inclusa la detenzione a vita
