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Trump-Putin, vertice a Budapest. Zelensky a Washington. Attacco russo a Kryvyi Rih

Il Presidente ucraino negli Usa per chiedere missili Tomahawk, ma il tycoon frena: "Non possiamo esaurire scorte"
sabato, 18 Ottobre 2025
2 minuti di lettura

Un nuovo attacco russo ha colpito le infrastrutture ucraine (tra cui Kryvyi Rih, secondo fonti locali), mentre la diplomazia si è messa in moto su più tavoli: Donald Trump ha frenato sulla cessione dei missili da crociera Tomahawk a Kiev, Vladimir Putin ha aperto a un incontro “nelle prossime due settimane” e Volodymyr Zelensky è arrivato a Washington per spingere sull’arma a lungo raggio e su nuove forniture per la difesa aerea.Dopo la lunga telefonata con Putin, Trump ha raffreddato l’ipotesi di trasferire i Tomahawk: “Ne abbiamo molti, ma servono anche a noi. Non possiamo impoverire il nostro Paese”. Il presidente USA ha confermato una riunione con il leader russo “probabilmente entro due settimane”, definendo la conversazione “produttiva”. Il consigliere del Cremlino Yuri Ushakov ha fatto sapere che Putin ha avvertito: l’invio dei Tomahawk a Kiev non cambierebbe il quadro sul terreno ma danneggerebbe le relazioni bilaterali e le prospettive di pace. Da parte sua comunque Zelensky ha incontrato a Washington i vertici di Raytheon e Lockheed Martin per discutere di capacità produttive, difesa antiaerea Patriot, Tomahawk e possibili linee di produzione congiunta. Nelle stesse ore ha visto anche il segretario all’Energia Chris Wright e grandi aziende USA dei settori energetico e nucleare (Bechtel, GE Vernova, Westinghouse): focus sul ripristino della rete elettrica ucraina, colpita dagli attacchi russi e già costretta a blackout programmati per il secondo giorno di fila.

Budapest per il vertice

L’Ungheria di Viktor Orbán rivendica Budapest come “unico luogo affidabile” in Europa per un summit di pace USA-Russia. Il ministro degli Esteri Peter Szijjarto garantisce l’ingresso a Putin. Ma sul tavolo resta il mandato d’arresto della Corte penale internazionale: Bruxelles ricorda che gli Stati UE devono cooperare con la CPI; la Commissione sottolinea che su Putin e Lavrov valgono sanzioni di congelamento dei beni, non specifici divieti di viaggio, ma l’obbligo di esecuzione dei mandati resta. La CPI ribadisce che un eventuale recesso ungherese dallo Statuto di Roma avrebbe effetto solo tra un anno e non inciderebbe su procedimenti già avviati.

Guerra sul campo e diplomazia

In Crimea attacchi con UAV ucraini hanno danneggiato sottostazioni elettriche; è andato a fuoco anche un deposito di carburante vicino a Simferopol. A Zaporizhzhia, il capo di Rosatom ha evocato una possibile “pausa operativa” per riparare due linee che alimentano la centrale: misura “difficile ma necessaria” per la sicurezza, allo studio già da ieri. In parallelo, Mosca riferisce di nuovi colpi su obiettivi in Ucraina interna, mentre Kiev segnala raid su Kryvyi Rih e altre città. Berlino giudica la telefonata Trump-Putin un segnale che il Cremlino “reagisce alla pressione” e sollecita di aumentarne l’intensità per trattative “serie”. Da Washington, il vicepresidente J.D. Vance sostiene che al momento nessuna delle parti è pronta al compromesso e che Mosca sovrastima la propria posizione militare; una soluzione resta possibile ma richiederà “più lavoro” diplomatico. Dall’altra parte, la portavoce russa Maria Zakharova accusa ONU e OSCE di “chiudere gli occhi” sui presunti crimini ucraini contro civili e giornalisti dopo la morte dell’inviato di Ria Novosti in Zaporizhzhia.

Fondi europei e India-petrolio

Nell’UE cresce l’irritazione: una fonte diplomatica denuncia che la gran parte del sostegno non americano a Kiev ricade su pochi Paesi; si spinge per usare i rendimenti degli asset russi immobilizzati come “prestito di riparazione”, evitando vincoli eccessivi sulle spese ucraine (Vienna chiede di escludere l’uso militare). Sul fronte globale, a Nuova Delhi fonti locali smentiscono un dimezzamento immediato degli acquisti di greggio russo, come sostenuto da Washington, mentre proseguono i negoziati.

Dossier giudiziari

In Polonia un tribunale decide sull’estradizione in Germania del sub ucraino accusato per gli attacchi al Nord Stream: Varsavia è prudente, Berlino osserva. A Rostov-sul-Don un tribunale militare russo ha inflitto pene tra 15 e 21 anni a 15 presunti membri del battaglione Aidar per fatti dal 2014 al 2022; ONG parlano di violazione delle Convenzioni di Ginevra. Intanto l’ex segretario NATO Jens Stoltenberg ammette, nelle memorie presentate a Francoforte, che l’Occidente sottostimò il rischio dopo la Crimea 2014 e non offrì un sostegno militare adeguato a Kiev.

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