Medici Senza Frontiere (MSF) ha annunciato la chiusura definitiva del suo centro di emergenza nel quartiere di Turgeau, nel cuore della capitale haitiana. La decisione, comunicata il 15 ottobre, arriva dopo mesi di sospensioni temporanee e attacchi armati che hanno messo in pericolo personale e pazienti. “Non possiamo più garantire la sicurezza necessaria per operare,” ha dichiarato Jean-Marc Biquet, capo missione di MSF ad Haiti. Il centro, attivo dal 2021, aveva curato oltre 100.000 pazienti, rappresentando uno dei pochi punti di riferimento medico in una città dove più del 60% delle strutture sanitarie è inattivo a causa della violenza. L’ospedale era già stato chiuso a marzo, dopo che uomini armati avevano aperto il fuoco su quattro veicoli dell’organizzazione durante un’evacuazione. L’edificio stesso è stato colpito più volte da proiettili vaganti, trovandosi vicino a zone di combattimento tra bande rivali. La capitale haitiana è oggi controllata per oltre il 90% da gruppi armati, secondo stime delle Nazioni Unite. Le bande si contendono il territorio con scontri quotidiani, lasciando dietro di sé una scia di sfollati e feriti. L’UNICEF ha recentemente segnalato 680.000 minori costretti ad abbandonare le proprie case, mentre il numero totale degli sfollati ha superato 1,3 milioni. MSF continuerà a operare in altre cliniche e ospedali del Paese, ma la chiusura di Turgeau rappresenta un duro colpo per la popolazione di Port-au-Prince. “È una perdita enorme,” ha commentato un medico locale. “Era l’unico posto dove si poteva arrivare senza essere respinti o minacciati.” La comunità internazionale ha espresso preoccupazione per il deterioramento della situazione. L’ONU ha chiesto un intervento urgente per ristabilire l’ordine e garantire l’accesso umanitario. Ma con un governo instabile e una crisi cronica, Haiti resta intrappolata in una spirale di violenza che non risparmia nemmeno chi porta soccorso.