Secondo fonti ucraine citate dall’Afp, il punto principale del faccia a faccia di domani alla Casa Bianca sarà la possibile fornitura a Kiev di missili da crociera Tomahawk, insieme al rafforzamento della difesa aerea Patriot. Ieri Zelensky è arrivato negli Stati Uniti per consultazioni con big della difesa (Lockheed Martin, Raytheon) e incontri con i vertici del Congresso: le aziende, dicono a Kiev, “attendono un segnale politico” prima di sbloccare un “mega-deal” su sistemi antiaerei, artiglieria di precisione e Atacms. Secondo Axios, ieri Trump ha avuto un contatto diretto con Vladimir Putin per discutere della guerra, alla vigilia dell’incontro con Zelensky. Il capo di gabinetto Andrii Yermak riferisce “incontri proficui” con senatori USA: focus su coproduzione di droni (“Drone Deal”), difesa aerea, capacità a lungo raggio, uso dei beni russi congelati, minerali critici ed energia, oltre alla designazione della Russia come “Stato sponsor del terrorismo” finché non torneranno i bambini deportati. Intanto al Gruppo di contatto per l’Ucraina, il segretario alla Difesa USA Pete Hegseth ha chiesto a tutti gli alleati di “trasformare obiettivi in armi”, lodando Germania e Polonia per l’impegno del 5% del Pil e spingendo sull’iniziativa PURL, con cui europei e Canada finanziano forniture statunitensi a Kiev. Cresce la pressione sui Paesi del Sud Europa e sul Regno Unito; Trump minaccia dazi contro Madrid se non aumenta la spesa. Il segretario generale Rutte invita alla fermezza senza escalation: “Se c’è minaccia, i nostri militari possono farla cessare”. Per il ministro italiano Giancarlo Giorgetti, dall’incontro tra i “sette” a Washington emerge che “per Kiev servono un sacco di soldi e deve metterli l’Europa”.
La guerra dell’energia
Kiev rivendica un colpo a una raffineria nella regione russa di Saratov; Mosca denuncia un “massiccio attacco” notturno alle infrastrutture del gas ucraine, con impiego di Kinzhal, in risposta a raid di droni su territorio russo (incendio domato alla sottostazione Balashovskaya, Volgograd). Zelensky parla di oltre 300 droni e 37 missili lanciati contro il settore energetico ucraino, con danni in diverse regioni e stop agli impianti del gas a Poltava. Rafael Grossi (AIEA) sollecita riparazioni “immediate” alle linee elettriche che alimentano la centrale occupata dai russi, dopo il blackout più lungo dall’inizio della guerra. Rosatom lascia intravedere una possibile pausa locale dei combattimenti per lavori su due dorsali, una lato russo e una lato ucraino. Da parte sua Washington sollecita il Giappone a ridurre l’import energetico dalla Russia, ma Sakhalin resta strategico per il Gnl nipponico. La Cina rivendica come “legittimi” gli acquisti di petrolio russo e definisce “intimidazioni” le pressioni del presidente americano. L’India non conferma un dietrofront annunciato da Trump sul greggio russo: “Le nostre politiche di import sono guidate dall’interesse dei consumatori indiani”. Anche il Cremlino frena sull’ipotesi che India e Cina rinuncino al petrolio russo: “Ci atteniamo alle loro dichiarazioni ufficiali”.
Mosca contro Bruxelles sul gas
Alla Settimana dell’energia russa, Putin sostiene che la rinuncia europea abbia solo accelerato il riorientamento verso “acquirenti più promettenti”, pur ammettendo un calo iniziale dell’export. La Russia, intanto, rinvia manutenzioni nelle raffinerie per far fronte alla domanda interna, dopo gli attacchi che hanno eroso capacità di raffinazione. Ma in Europarlamento (commissioni Itre e Inta) passa il mandato negoziale per anticipare al 2027 la fine dei contratti a lungo termine su gas e GNL russi. Sul 19° pacchetto sanzioni restano obiezioni di Austria e Slovacchia. Sul fronte sicurezza, la Commissione propone quattro “progetti faro” entro il 2030: iniziativa europea anti-drone, “Eastern Flank Watch” per fortificare il confine orientale, scudo aereo e scudo spaziale. Intanto il cancelliere Friedrich Merz annuncia un “piano d’azione completo” contro sabotaggi, cyberattacchi e disinformazione attribuiti a Mosca. Propone inoltre di utilizzare i beni congelati della Banca centrale russa per prestiti senza interesse a Kiev (140 miliardi) destinati solo a equipaggiamenti militari.