Il conflitto israelo-palestinese ha vissuto ieri la sua prima vera svolta da due anni: la liberazione degli ostaggi israeliani ancora vivi, l’avvio della riconsegna delle salme di chi non è tornato, e il rilascio di quasi duemila detenuti palestinesi dalle carceri israeliane. A Gerusalemme, alla Knesset, Donald Trump ha parlato di “alba storica di un nuovo Medio Oriente”, rivendicando il ruolo degli Stati Uniti e annunciando una fase di ricostruzione a Gaza sostenuta dai partner arabi. In serata le Forze di difesa israeliane hanno confermato che “non ci sono più ostaggi israeliani in vita prigionieri di Hamas”.
In parallelo, sono partiti i primi autobus con i prigionieri palestinesi liberati: secondo fonti palestinesi, 88 sono stati riammessi in Cisgiordania, altri sono rientrati nella Striscia e 154 sono stati trasferiti in Egitto. Le immagini da Ramallah hanno mostrato accoglienze di massa, con i familiari che si precipitavano verso i bus tra cori e bandiere. A Tel Aviv, in Piazza degli Ostaggi, si sono radunate ieri quasi centomila persone. Sui maxischermi scorrevano le prime immagini dei rilasci; nel centro della piazza un grande modello in cartapesta e cemento di un tunnel di Gaza ricordava i più di settecento giorni di prigionia.
Tavoli vuoti, simbolicamente apparecchiati, attendono il ritorno di chi potrà sedervisi; per chi non tornerà, si prepara la riconsegna dei corpi alla Croce Rossa nelle prossime ore, con numeri ancora incerti. Hamas, dal canto suo, ha mobilitato migliaia di dipendenti pubblici per le operazioni di accoglienza dei rilasciati, compresi circa 250 ergastolani e oltre 1.700 gazawi arrestati dopo il 7 ottobre 2023. L’organizzazione ha parlato di “messaggio di lealtà” verso i detenuti e le loro famiglie. A Gaza City, il parroco della Sacra Famiglia, padre Gabriel Romanelli, ha descritto la situazione come “dopo uno tsunami”: servono beni essenziali, scuole, case, e un piano di ricostruzione credibile. Resta il capitolo più doloroso: la consegna delle salme degli ostaggi deceduti in prigionia. Israele ha finora confermato almeno 26 vittime; Hamas sostiene di non poter localizzare tutti i corpi. Nell’attesa, circolano storie simbolo come quella dei gemelli Ziv e Gali Berman, rapiti a Kfar Aza e riabbracciatisi ieri dopo oltre due anni.
Trump alla Knesset: “È finita l’era del terrorismo”
Il momento politico si è consumato a Gerusalemme. Accolto da una lunga standing ovation, Trump ha affermato che “la guerra è finita” e che “l’era del terrorismo è finita”, ringraziando il suo inviato Steve Witkoff e Jared Kushner per la mediazione. Ha promesso un “Consiglio della Pace” per coordinare gli aiuti e ha invitato i Paesi arabi a finanziare la ricostruzione: “Le risorse saranno enormi”. Tra i passaggi più discussi, la richiesta al presidente Isaac Herzog di “perdonare” Benjamin Netanyahu nel processo per corruzione, per facilitare — nelle intenzioni di Trump — una larga stabilità politica.
Netanyahu: “Trump resterà nella storia d’Israele”
Il premier israeliano ha definito Trump “il più grande amico di Israele alla Casa Bianca”, collegando la stretta militare su Hamas e la pressione internazionale alla liberazione degli ostaggi. Dall’opposizione, Yair Lapid ha parlato di “errore” nel non assegnare a Trump il Nobel per la pace “quest’anno”, prevedendo che “non ci sarà scelta il prossimo”. Sul fronte della sicurezza, il ministro della Difesa Israel Katz, incontrando il capo del Pentagono Pete Hegseth, ha insistito sulla necessità di disarmare Hamas e smilitarizzare la Striscia secondo il piano illustrato da Washington.
Le reazioni internazionali
Le reazioni internazionali sono arrivate a stretto giro. La premier italiana Giorgia Meloni ha definito ieri “storica” la liberazione degli ostaggi, attribuendola anche all’attuazione della prima parte del piano statunitense. Da Londra, il premier Keir Starmer ha parlato di “prima, cruciale fase” per chiudere la guerra e avviare la ricostruzione, annunciando nuovi aiuti britannici. In Egitto, il presidente Abdel Fattah al-Sisi ha conferito a Trump l’Ordine del Nilo per il suo ruolo nella mediazione.