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ROMA – L’urea non è un semplice fertilizzante, ma una risorsa strategica e insostituibile per l’agricoltura italiana. Questo è il cuore dello studio di Nomisma sull’impatto della fertilizzazione azotata, commissionato da Assofertilizzanti di Federchimica e presentato in una tavola rotonda per il 40° anniversario dell’associazione, in coincidenza con la Giornata Mondiale dei Fertilizzanti.
Il verdetto della ricerca è chiaro: con il suo elevatissimo contenuto di azoto, l’urea è una commodity irrinunciabile. È il motore che garantisce rese adeguate e alta qualità, soprattutto per le filiere cerealicole che sono il fiore all’occhiello del nostro agroalimentare.
Ma un’ombra si allunga su questo scenario: la proposta di messa al bando dell’urea nel Bacino Padano. Lo studio lancia un allarme sulle conseguenze di questa scelta. Immaginate una perdita del 36% nella produzione di mais, un calo del 17% per il frumento tenero, del 25% per il frumento duro e una vera e propria débâcle per il riso, con un crollo del 63%. Numeri che si tradurrebbero in un colpo durissimo per l’intero settore.
E le prospettive, senza alcun fertilizzante azotato, sarebbero apocalittiche, con cali produttivi fino al 78%, mettendo a rischio la sicurezza alimentare nazionale e la competitività di tutto il comparto.
A fronte di questi rischi, lo studio evidenzia come l’urea abbia un’impronta ambientale sorprendentemente contenuta: è responsabile di appena lo 0,1% delle emissioni totali italiane e solo l’1,3% di quelle del settore agricolo. Un divieto, quindi, avrebbe un impatto trascurabile sul clima, ma conseguenze devastanti sulla produzione.
Non solo: la tecnologia corre in aiuto. Esistono già soluzioni innovative, come i polimeri ricoprenti o gli inibitori dell’ureasi, che possono ridurre le emissioni di ammoniaca fino al 70-80%, mitigando ulteriormente l’impatto ambientale.
“L’industria dei fertilizzanti è un pilastro per la sicurezza alimentare italiana”, ha dichiarato Paolo Girelli, Presidente di Assofertilizzanti. “Siamo fortemente preoccupati da un provvedimento che vieta l’urea senza valutarne l’indispensabilità. Oggi possiamo offrire soluzioni evolute per un uso sempre più razionale e responsabile, una sfida che dobbiamo affrontare insieme a tutta l’agricoltura per guardare al futuro con concretezza.”
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