Un nuovo post del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, su Truth Social, ha scatenato polemiche e reazioni a catena. Nella tarda serata dell’8 ottobre, Trump ha scritto che il sindaco di Chicago Brandon Johnson e il governatore dell’Illinois J.B. Pritzker “dovrebbero essere in prigione”, accusandoli di “aver distrutto la città e lo Stato con politiche fallimentari e corruzione sistemica”. Il messaggio ha immediatamente sollevato critiche da parte di esponenti democratici e osservatori politici. Johnson ha replicato definendo le parole del presidente “un attacco irresponsabile e pericoloso contro le istituzioni locali”, mentre Pritzker ha parlato di “retorica incendiaria che mira a distrarre dai veri problemi del Paese”. L’affondo di Trump si inserisce in un contesto di crescente tensione tra la Casa Bianca e le amministrazioni locali democratiche, in particolare su temi come immigrazione, criminalità urbana e gestione dei fondi federali. Chicago, in particolare, è da tempo nel mirino del presidente, che l’ha più volte descritta come “un disastro sotto la sinistra radicale”. Il post ha ricevuto migliaia di condivisioni e commenti, alimentando il dibattito tra sostenitori e detrattori. Alcuni repubblicani hanno appoggiato le parole di Trump, mentre altri hanno preso le distanze, sottolineando la necessità di un confronto politico basato su fatti e non su invettive personali. Intanto, il Dipartimento di Giustizia non ha commentato le dichiarazioni, ma fonti vicine al governatore Pritzker fanno sapere che si sta valutando una risposta legale per tutelare la reputazione istituzionale. In un’America sempre più polarizzata, anche un post sui social può diventare miccia. E la linea tra critica politica e delegittimazione personale si fa ogni giorno più sottile.
