Durante l’Angelus in Piazza San Pietro Papa Leone ha parlato con parole di dolore e preoccupazione per quanto sta accadendo a Gaza. «Sono addolorato per le sofferenze della popolazione di Gaza» ha detto il Pontefice, invitando tutti a non abituarsi al conflitto e ad agire perché «gli sforzi in corso possano fermare la guerra e condurci a una pace giusta e duratura». Ha inoltre richiamato l’attenzione sul rischio di un aumento dell’antisemitismo, cioè di forme di odio verso gli ebrei, che si starebbero diffondendo in diversi Paesi come conseguenza indiretta della crisi in Medio Oriente.
Le dichiarazioni di Trump
Sul fronte internazionale il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha reso noto che Israele avrebbe accettato una prima linea di ritiro dalla Striscia di Gaza. Secondo le sue parole, se Hamas confermerà l’intesa «il cessate il fuoco entrerà in vigore immediatamente». Con “cessate il fuoco” si intende l’interruzione temporanea delle ostilità, che in questo caso sarebbe accompagnata da uno scambio di ostaggi israeliani e prigionieri palestinesi. Trump ha insistito sul fatto che l’accordo potrebbe rappresentare l’inizio di una fase successiva con ulteriori ritiri militari.
Hamas apre alla tregua
Da parte sua Hamas avrebbe risposto positivamente alla proposta americana, seppure con alcune condizioni. La leadership del movimento palestinese ha fatto sapere di essere pronta ad avviare lo scambio di prigionieri e a fermare le operazioni militari se le garanzie offerte saranno rispettate. La notizia è stata riportata da diverse fonti internazionali e ha dato nuovo impulso alla possibilità di una tregua dopo mesi di scontri.
Negoziati al Cairo
Il prossimo passo sarà rappresentato dai colloqui in Egitto. Da domani infatti al Cairo si riuniranno le delegazioni con la mediazione dell’inviato americano Steve Witkoff. Sul tavolo ci sono i dettagli tecnici della tregua, lo scambio di ostaggi e i tempi del ritiro israeliano. L’Egitto ha un ruolo di mediatore storico nelle crisi di Gaza, avendo spesso ospitato trattative tra Israele e Hamas in passato.
Netanyahu fissa i paletti
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha però ribadito che le trattative dovranno essere rapide e che alla fine Hamas verrà «smantellato, militarmente o politicamente». L’obiettivo dichiarato del governo israeliano resta quello di ridurre drasticamente la capacità militare e l’influenza politica del movimento palestinese, anche se per il momento l’attenzione è rivolta alla possibilità di una pausa nelle operazioni.
La situazione sul campo
Secondo l’IDF, le Forze di difesa israeliane, circa 900 mila palestinesi hanno già lasciato Gaza City. Lo spostamento di una parte così consistente della popolazione è stato causato dai bombardamenti e dagli scontri che da mesi colpiscono l’area. Agenzie umanitarie internazionali avvertono che la crisi umanitaria si sta aggravando, con carenza di cibo, acqua e medicinali. Anche l’ONU ha lanciato un nuovo appello chiedendo corridoi umanitari sicuri.